(ANS – Città del Vaticano) – Tra gli ospiti invitati al briefing quotidiano per i giornalisti che seguono il Sinodo dei Vescovi sui giovani, nella giornata di lunedì 22 ottobre, è intervenuto anche il Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Ángel Fernández Artime. Il clima dell’assemblea, le richieste dei giovani, le attese sul documento finale e i luoghi in cui dare loro delle risposte… sono alcuni dei temi trattati nel suo rapido intervento.

Presso la Sala Stampa Vaticana il Rettor Maggiore ha esordito ricordando l’episodio – da lui presentato anche ai padri sinodali – del suo incontro con alcuni giovani colombiani che non sapevano nulla né del Sinodo, né dei Vescovi. Don Á.F. Artime ha voluto sottolinearlo per rimarcare che il Sinodo non deve rivolgersi ad un élite di giovani, ma a tutti i giovani, nella loro realtà concrete.

Quindi ha evidenziato “il senso di universalità del Sinodo”, qualcosa cui il Rettor Maggiore è abituato grazie alla sua esperienza nei Capitoli Generali della Congregazione; e tuttavia il Sinodo offre uno sguardo ancora più ampio. In tal senso, ha aggiunto, va evitato il rischio di una visone eccessivamente euro-centrica o relative al solo mondo occidentale; ma si è detto anche fiducioso che il testo finale saprà rendere conto di tutta la ricchezza presentata.

Rispondendo ad una domanda su questo tema, ha aggiunto che dalle statistiche presentate al Sinodo è emerso come i giovani d’Europa siano quelli con meno speranza e fiducia verso il futuro; e anche questo è un dato su cui doversi necessariamente confrontare.

In particolare il Rettor Maggiore ha insistito sulla necessità della testimonianza: “La voce dei giovani ci risveglia… I giovani ci hanno chiesto di avere il coraggio della testimonianza”. Ma essa non riguarda solo vescovi o sacerdoti, perché, ha aggiunto: “C’è bisogno di adulti testimoni anche oltre gli uomini di Chiesa, perché nel mondo c’è una grande mancanza di paternità e maternità”.

In vista del cammino futuro con i giovani, Don Á.F. Artime ha ribadito che l’azione della Chiesa verso i giovani deve sapersi articolare attraverso i tanti canali a disposizione: “Dobbiamo continuare a dare risposte, non solo nelle parrocchie… Ci sono scuole, oratori, centri giovanili, case di accoglienza per ragazzi di strada… La visione è più ampia: in questi spazi, che mi sono familiari come salesiano, si può realizzare una vera e autentica, matura e sana, maternità e paternità. A volte un educatore è amico, o deve essere un fratello per i ragazzi… Ma essere un vero padre o madre per i ragazzi è uno dei grandi servizi che si deve continuare a dare”.