(Christian Media Center – Terra Santa) “Può venire qualcosa di buono da Nazareth?”, dice uno dei versetti biblici del vangelo di Giovanni. I fatti hanno dimostrato di sì. Il Messia era nazareno, la Sacra Famiglia visse in questa piccola città della Galilea…ma non solo!

Poco più di 140 anni fa, nasceva a Nazareth un certo Simone Srugi! Cattolico di rito greco-melchita e maronita, fu battezzato e cresimato in questa cappella che era la sinagoga del tempo di Gesù, vicino alla Basilica dell’Annunciazione! Non lontano da lì, si trovano le rovine della casa in cui visse con la sua famiglia. Perse presto i genitori e a 11 anni fu portato a Betlemme, precisamente all’Orfanotrofio diretto da Padre Antonio Belloni, fondatore dei Fratelli della Santa Famiglia, opera che in seguito passò a far parte dei salesiani. Abbiamo visitato questo luogo, in cui, oltre a respirare l’atmosfera del carisma fondato da Don Bosco, abbiamo conosciuto particolari della storia di quest’uomo che visse la santità nel suo quotidiano. Don GIANNI CAPUTA, sdb Vice-postulatore Simone Srugi “Che cosa imparò qui? Soprattutto la devozione al Sacro Cuore, a San Giuseppe e alla Madonna, perché la Congregazione di Don Beloni era intitolata “I Fratelli della Santa Famiglia”. Ed era quello di cui aveva bisogno un giovane orfano molto sensibile, molto diligente, attento. Qui imparò 3 mestieri: il fornaio, il sarto e l’infermiere.” Tutti i giorni Srugi percorreva queste strade fino ad arrivare alla Grotta della Natività, dove, con gli altri orfani, pregava per i benefattori salesiani… E scoprì un grande tesoro! Don GIANNI CAPUTA, sdb Vice-postulatore Simone Srugi “Lì, naturalmente Simone fu preso da un grande amore per Gesù Bambino. Vederlo così piccolo, così umile gli ispirò certamente la sua spiritualità caratterizzata dalla grande umiltà, dalla grande semplicità e povertà. Se Dio si è fatto povero, così umile, sofferente, se ha affrontato l’esilio andando in Egitto, io devo imitarlo in queste sue virtù”. Don Gianni ci ha detto che Srugi si distinse subito per la sua pietà e bontà e che nel 1892 fu ammesso come aspirante salesiano nella scuola agricola di Beit Gamàl, l’antica campagna di Gamaliele. Visse in un contesto sociale complesso, segnato da guerre, povertà e malattie come la malaria…Un cammino tortuoso nel quale gli si presentò più di un’occasione di aiutare chi ne aveva bisogno. Don LORENZO SAGGIOTTO, sdb Direttore della Scuola Salesiana Gesù Adolescente – Nazareth “Il suo carisma salesiano è stato un carisma di servizio, prima nei confronti dei bambini e di ragazzi orfani e in un secondo momento nei confronti soprattutto dei poveri ammalati, che cercavano in lui veramente l’uomo di Dio che sapeva non solo consolare, dare una medicina ma soprattutto dare una parola di fiducia e di speranza”. Don GIANNI CAPUTA, sdb Vice-postulatore Simone Srugi “Nelle sue mani, diceva la gente, c’è la forza, la grazia di Dio, quindi, quando noi gli affidiamo i nostri malati, siamo sicuri che guariranno. E le azioni di questo “Buon Samaritano” dei tempi moderni non si rivolgevano solo ai cristiani! Don LORENZO SAGGIOTTO, sdb Direttore della Scuola Salesiana Gesù Adolescente – Nazareth “Ricordo molto bene un antico allievo di Betgamàl, un musulmano che, quando si parlava di lui, si metteva subito a piangere perché ricordava i momenti belli di quest’uomo che mostrava molta semplicità presentando indirettamente un’immagine di Dio e di Gesù attraverso la sua bontà e il suo servizio”. Morì nel 1943, ma la sua memoria rimase viva a tal punto che nel 1966 fu dichiarato Servo di Dio e a 50 anni dalla sua morte fu dichiarato Venerabile da Papa Giovanni Paolo II. Abbiamo potuto vedere oggetti appartenuti a lui come piccoli quaderni che conservano la sua accurata calligrafia e libri di preghiere e di meditazione in Arabo e in Italiano che rivelano tratti della sua spiritualità… L’aspettativa adesso è che sia elevato agli altari. Per questo, è necessaria la prova di un miracolo! Don LORENZO SAGGIOTTO, sdb Direttore della Scuola Salesiana Gesù Adolescente – Nazareth “Chiunque sente in sé di aver bisogno della sua presenza, della sua intercessione, lo invochi perché ha dato davvero tutto se stesso per gli altri e conseguentemente capisce le necessità e anche le preoccupazioni di tante persone che si trovino a vivere in povertà o in malattia”.