L’itinerario storico-biografico di Maria Domenica Mazzarello è relativamente breve (44 anni) e si può articolare in quattro tappe segnate da una particolare maturazione nella vita cristiana e consacrata.

Dalla nascita a Mornese

La prima tappa comprende tredici anni, dalla nascita a Mornese, nell’Alto Monferrato, il 9 maggio 1837, alla Prima Comunione (1850). Figlia di Giuseppe e Maddalena Calcagno, Maria fu la primogenita di dieci fratelli. Il gruppo familiare ricco di rapporti interpersonali, molto legato alla terra, vario per età, occupazioni e responsabilità, così come la vicinanza con gli altri abitanti della frazione dei Mazzarelli, incisero positivamente sulla personalità di Maria, sviluppando in lei l’attitudine al dialogo e alla comunicazione. Questi anni trascorrono, infatti, in un ambiente familiare caratterizzato da solida vita cristiana e da instancabile lavoro contadino. In famiglia è formata a un profondo senso di Dio, a una laboriosità instancabile e a quello spiccato senso pratico e profondità di giudizio che manifesterà in seguito anche come superiora.

Valponasca

Intelligente, volitiva e dotata di ricca affettività, Maria Domenica si apre alla fede accompagnata dai genitori e dal saggio direttore spirituale, don Domenico Pestarino. È una semplice contadina, ma sa scoprire il segreto del Creatore nella bellezza della natura, sa vincere la fatica del quotidiano lavoro nei campi, cantando con gioia al Dio che rende fecondo il seme gettato nel solco e fa maturare, sui tralci, turgidi grappoli per rallegrare il cuore dell’uomo. È una giovane robusta nel fisico, ma ancor più forte nello spirito. Vive con pienezza la propria giovinezza e ne sa fare dono costante e sereno a tutti: in famiglia, nell’ambiente in cui vive, alle amiche, alle giovani mamme che si rivolgono a lei per aver consigli e pareri. Nel 1849 la famiglia si trasferisce su una collina nei pressi di Mornese, chiamata Valponasca, una proprietà isolata e con ampi orizzonti. Giuseppe Mazzarello, padre di Maria, affitta questa casa con il terreno che la circonda e si comincia a vivere lì tutti insieme. La casa è ampia, capace di accogliere la famiglia che aumenta e ha bisogno di spazio. È qui alla Valponasca che si trova un luogo significativo: la finestra della camera di Maria Domenica, testimone silenziosa di tanti incontri, di lunghe ore di preghiera. Ogni sera Maria invita la famiglia a pregare il Rosario in questo luogo, da dove si possono contemplare in lontananza la parrocchia e il paese. Maria è una ragazza come tante: piena di energia, vivace, intelligente. Percorre i sentieri dei vigneti per andare a Mornese al catechismo e per partecipare alla prima Messa della parrocchia. Maria Domenica sente una forte attrazione per la presenza eucaristica di Gesù e non misura sacrifici per incontrarsi con Lui. Cristo è la fonte e il fine della sua esistenza. Durante la giornata lavora accanto al padre nella vigna, con energia imbattibile, e nelle azioni ripetute e pazienti mette tutto l’amore di cui è capace. La vigna richiede cure attente e continuate, un esercizio che giorno dopo giorno va formando la sua personalità.

Figlie di Santa Maria Immacolata

Nella seconda tappa (1850-1860) si osserva una particolare interiorizzazione della fede a partire dall’incontro eucaristico, che la porta a donare la propria giovinezza al Signore con il voto di verginità e a partecipare intensamente alla vita parrocchiale, specialmente attraverso l’Unione delle Figlie di Santa Maria Immacolata, aprendosi all’apostolato delle ragazze del paese. A 23 anni l’epidemia di tifo fa strage tra la gente. Don Pestarino, suo direttore spirituale, le dice: “Va’ad assistere i tuoi parenti ammalati”. C’è il pericolo di contrarre la malattia, ma la generosità la spinge a farsi volontaria nel bene. La malattia la colpisce in forma violenta e grave; la lascia senza forze, quasi senza volontà di vivere! Tutti i sogni del futuro sembrano svanire. Ma la sua forte fede si apre alla voce di Dio che ella accoglie con intelligente perspicacia, scoprendo una nuova via per fare il bene. L’esperienza della malattia e della fragilità fisica, che l’avevano portata sull’orlo della morte, ha in lei una profonda risonanza spirituale e rendono più profondo il suo abbandono in Dio. Si dedica così all’educazione delle fanciulle del paese attraverso un laboratorio di cucito, un oratorio festivo e una casa-famiglia per le bambine senza famiglia, per insegnare alle ragazze il lavoro, la preghiera e l’amor di Dio. Dalla vanga all’ago. Sarà sarta per aiutare le ragazze ad apprendere un mestiere e così poterle avvicinare e renderle buone cristiane. Un giorno le capita qualcosa di strano. Sta percorrendo un sentiero sulla collina di Borgo Alto, quando “le parve di vedersi di fronte un gran caseggiato con tutta l’apparenza esteriore di un collegio con numerose giovinette. Si fermò a guardare piena di stupore e disse fra sé: Come è mai possibile questo che vedo? Qui non c’è mai stato un palazzo. Che succede? E sentiva una voce che diceva: A te le affido”. È un attimo. Tutto scompare. Grazie all’intensa partecipazione ai sacramenti e sotto la sapiente e illuminata guida di don Domenico Pestarino, fa grandi progressi nella vita spirituale.

Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice

Nella terza tappa (1860-1872) si vede sempre più aperta al disegno di Dio su di lei, che trova nell’incontro con San Giovanni Bosco (1864) la risposta più piena alle proprie intenzioni apostoliche. In occasione della venuta di don Bosco a Mornese (8 ottobre 1864) ebbe a dire: “Don Bosco è un Santo e io lo sento”. Insieme iniziano il 5 agosto 1872 una nuova famiglia religiosa nella Chiesa per il bene delle giovani, della quale don Bosco è fondatore e Maria Domenica confondatrice: l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. In quel giorno, nell’antica cappella del collegio, Maria Domenica e le prime 11 Figlie di Maria Ausiliatrice fanno la prima professione alla presenza del vescovo di Acqui, monsignor Sciandra, e di don Bosco. Quattro giovani inizieranno il noviziato. Come don Bosco, suor Maria Mazzarello trova in Maria Ausiliatrice la Maestra e la Madre per essere segno dell’amore di Dio tra le giovani. Ancora oggi rimangono come ricordo dei primi tempi: il pozzo nel cortile, segno dello spirito delle origini, dove la povertà era vissuta con il sorriso, la laboriosità era fatta di corresponsabilità e i rapporti erano semplici e aperti; la camera che Maria Domenica Mazzarello utilizzò per sette anni, dal 1872 al 1879.

Carità paziente e benigna

Nella quarta tappa, l’ultima della sua vita (1872-1881), suor Maria Domenica Mazzarello esercita la maternità spirituale attraverso la formazione delle suore, i numerosi viaggi intrapresi per visitare le nuove fondazioni, l’incremento e l’espansione missionaria dell’Istituto, la parola scritta e la donazione quotidiana della vita, consumata nell’esercizio della “carità paziente e benigna”. Come superiora si dimostra abile formatrice e maestra di vita spirituale; ha il carisma dell’allegria serena e rasserenante, irradiando gioia e coinvolgendo altre giovani nell’impegno di dedicarsi all’educazione delle donne e delle ragazze. L’Istituto va sviluppandosi rapidamente. Il 4 febbraio 1879 madre Mazzarello si trasferisce a Nizza Monferrato. È un distacco grande dover lasciare Mornese, ma è per il bene dell’Istituto perché, data la veloce espansione dell’opera, c’è bisogno di maggior facilità nella comunicazione e nei contatti. In questa casa Maria Domenica Mazzarello visse gli ultimi due anni di vita, contraddistinti da un’attività instancabile: lettere, viaggi, incontri, preparazione delle suore missionarie, nuove fondazioni; sono tutti impegni che non le concedono tregua. Maria Mazzarello muore a Nizza Monferrato il 14 maggio 1881, lasciando alle sue figlie una solida tradizione educativa tutta permeata di valori evangelici: la ricerca di Dio conosciuto attraverso una catechesi illuminata e un amore ardente, la responsabilità nel lavoro, la schiettezza e l’umiltà, l’austerità di vita e la gioiosa donazione di sé. Dio le conferì il dono del discernimento e la rese donna semplice e sapiente.

La testimonianza di Santa Maria Domenica

La testimonianza di Maria Domenica Mazzarello ricorda che la santità è possibile, è quotidiana, che la possiamo vivere e far risplendere attorno a noi camminando nel solco della fede. Non si nasce santi, ma lo si diventa rispondendo alla grazia di Dio, ascoltando le persone che Lui mette accanto e parlando a Dio con la preghiera. È una donna di grande fede che seppe riconoscere la presenza di Gesù nell’Eucaristia e nel volto dei poveri, delle educande, delle consorelle, esortando a voler bene a tutti non solo con le parole, ma con l’esempio e con le opere. Nella comunità animata da suor Maria Domenica, il clima di accoglienza e di schietta umanità di rapporti si armonizzava con una fede semplice e profonda nella presenza di Dio e tutto questo conferiva un tono inconfondibile all’ambiente. Don Bosco in una sua lettera scritta da Mornese allude con incisività di espressioni a quest’atmosfera spirituale: “Qui si gode molto fresco, sebbene vi sia molto caldo di amor di Dio”.

Alla sua morte l’Istituto contava già 165 suore e 65 novizie sparse in 28 case (19 in Italia, 3 in Francia e 6 in America).

Fu beatificata da Pio XI nel 1938 e canonizzata da Pio XII il 24 giugno del 1951.

PREGHIERA       

O Santa Maria Domenica Mazzarello,
che fosti sempre fedele agli impegni del Battesimo,
aiuta anche noi a realizzare, giorno per giorno, 
la nostra vocazione cristiana.

Ottienici di credere alla paternità di Dio 
in ogni situazione della vita
e di camminare alla sua presenza,
servendolo nei fratelli con cuore umile,
distaccato dai beni di questo mondo che passa.

Aiutaci a essere sempre sinceri con Dio,
con noi stessi e col prossimo,
vivendo ogni nostra giornata 
nella gioia irradiante della speranza.

Possa così la nostra vita, 
sotto la guida materna di Maria Ausiliatrice,
essere, come la tua, un continuo atto d’amore,
per la gloria del Padre e per la salvezza dei fratelli.
Amen.

 

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