Nella Costituzione Apostolica Veritatis Gaudium, Papa Francesco propone una profonda riforma delle Università e Facoltà Ecclesiastiche nella grande prospettiva del Concilio Vaticano II, cioè della vocazione universale alla santità. Citando un testo profetico del beato Antonio Rosmini, il Papa ci invita anzitutto a ritrovare l’unità tra scienza e santità che caratterizzava la teologia dei Padri della Chiesa, superando “il divorzio tra teologia e pastorale, tra fede e vita” (n. 2), la “nefasta separazione tra teoria e pratica”.  Infatti, una tale separazione tra scienza e santità è stata una grande tentazione per la teologia accademica fin dalla nascita dell’Università a Parigi, nel XII° secolo.

Nello spirito autentico del Concilio, il beato Paolo VI, san Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e adesso Francesco, hanno molto insistito su questo primato della santità in tutti i settori della vita della Chiesa e particolarmente nel campo della teologia.

Da 50 anni che sono entrato al Carmelo, questa teologia dei santi è stata sempre al cuore della mia vita di religioso, di sacerdote e di studioso, proprio nella grande luce del Concilio, di questi capitoli inseparabili della Lumen Gentium sulla vocazione universale alla santità (c. V) e su Maria nel Mistero di Cristo e della Chiesa (c VIII)[50].

In questa relazione, dopo una breve sintesi della teologia dei santi (I), presenterò quattro schemi teologici (II) che sono come delle chiavi interpretative riguardo ai santi.

Infine, indicherò due figure della famiglia salesiana che mi hanno particolarmente colpito: Da una parte, il venerabile Don Giuseppe Quadrio che è allo stesso tempo un mistico e un teologo accademico e dall’altra parte un’umile laica consacrata, Vera Grita, salesiana cooperatrice, che è una grande mistica dell’Eucaristia.

I/ UNA BREVE SINTESI

A/ Scientia fidei scientia amoris: I due “versanti” della teologia dei santi (Schemi A e B)

San Giovanni Paolo II ha dichiarato Teresa di Lisieux “Dottore della Chiesa come esperta della scientia amoris” (Novo Millennio Ineunte, n. 42). La stessa espressione è stata ripresa da Benedetto XVI, nel suo discorso spontaneo del 19 marzo 2011 alla fine degli Esercizi Spirituali in Vaticano, in relazione con l’altra modalità della teologia della Chiesa: la scientia fidei. Le sue parole erano indirizzate a me, come predicatore di questi esercizi:

“Lei ci ha inserito nel girotondo di questi Santi e ci ha mostrato che proprio i Santi “piccoli” sono i Santi “grandi”. Ci ha mostrato che la scientia fidei e la scientia amoris vanno insieme e si completano, che la ragione grande e il grande amore vanno insieme, anzi che il grande amore vede più della ragione sola”.

Il “girotondo dei santi”, dipinto dal beato fra’ Angelico, era infatti l’icona di questi esercizi, come rappresentazione simbolica della comunione dei santi. Questa immagine si trova sulla copertina del libro che raccoglie le 17 meditazioni teologiche degli Esercizi[51].

La scientia fidei, caratterizzata dalla “ragione grande”, è animata dalla fides quaerens intellectum (S. Anselmo), mentre la scientia amoris (teologia mistica), caratterizzata dal “grande amore”, è guidata dall’amor quaerens unionem. Si tratta dell’amore di carità, più grande dono dello Spirito Santo, la stessa in cielo come in terra, cioè dell’agape che integra e trasfigura l’eros[52].

Queste due scienze sono le due grandi modalità della teologia dei santi nella Chiesa della terra, mentre nella Chiesa celeste esiste solo per tutti la stessa scientia beata. Mentre i Padri della Chiesa uniscono le due scienze (per esempio Agostino e Dionigi Areopagita), i Santi del secondo millennio sono in qualche modo “specializzati” nell’una o nell’altra.

Per esempio, la Somma Teologica di san Tommaso è il capolavoro della scientia fidei, mentre la Storia di un’anima di Teresa di Lisieux è il capolavoro della scientia amoris. Ma sono due splendide sintesi che hanno lo stesso valore teologico, con lo stesso contenuto: Dio e l’Uomo in Cristo Gesù, Via, Verità e Vita. Bisogna leggere queste due opere in dialogo, l’una alla luce dell’altra.

La stessa Teresa esprime bene la radice biblica, la fonte orante e l’unità della scienza dei santi Padri, Dottori e Mistici, quando scrive: “Non è forse dall’orazione che i Santi Paolo, Agostino, Giovanni della Croce, Tommaso d’Aquino, Francesco, Domenico e tanti altri illustri Amici di Dio hanno attinto questa scienza divina che affascina i geni più grandi? (Ms C, 36v). La continuità e complementarità dei Padri, Dottori e Mistici è il Prisma della Teologia dei santi.  L’orazione, come vita di fede, speranza e carità (secondo Teresa d’Avila e Giovanni della Croce), è la comune fonte di tutti i santi, che vivono queste tre “virtù teologiche” (virtutes theologicae) al massimo grado d’intensità, chiamato “eroico”. Così tutti i santi sono teologi  nel modo più alto, e solo i santi possono essere veramente chiamati teologi, cioè conoscitori di Dio[53].

B/ Castello interiore Castello esteriore: Il duplice “spazio” della teologia dei santi (Schemi B e C)

         La santità è inseparabilmente personale e comunitaria, ecclesiale. Con santa Teresa d’Avila e la Serva di Dio Chiara Lubich, questo si può dire simbolicamente con le espressioni di Castello interiore e Castello esteriore[54]. Si tratta delle due modalità della presenza di Gesù in noi e in mezzo a noi: Da una parte nel Castello interiore dell’anima, cioè della singola persona che vive nella sua grazia, nel suo amore, (secondo Gv 14, 23) e dall’altra parte nel Castello esteriore della comunità, cioè “in mezzo” ai fratelli uniti nel suo Nome (secondo Mt 18, 20).

Per Teresa, la “porta” del Castello interiore è l’orazione; per Chiara, la “porta” del Castello esteriore è l’unità tra i fratelli (con un “patto” che è una vera consacrazione all’amore fraterno). Così i santi, nella loro comunione, ci insegnano come costruire ed esplorare questi due Castelli, facendoci scoprire una teologia personale ed ecclesiale, scientifica e popolare (cf Evangelii Gaudium).

Teresa di Lisieux ne dà testimonianza alla fine della Storia di un’anima quando commenta le parole del Cantico dei Cantici: “Attirami, noi correremo” (Ct 1, 3).  Questa santità personale e comunitaria è manifestata in modo eminente dagli sposi santi (Martin, Beltrame Quattrocchi, Barolo, Bernardini…).

Il beato P. Maria Eugenio di Gesù Bambino ocd ha offerto una grande sintesi del Castello Interiore nel suo libro Voglio vedere Dio[55]

C/ Il Cristocentrismo Trinitario dei santi, tra Filialità e Sponsalità (Schemi B e C)

         Il cuore della teologia dei santi è il Cristocentrismo Trinitario, di cui Teresa di Lisieux ha dato una delle più perfette espressioni, nelle prospettive di Teresa d’Avila, di Giovanni della Croce e del Cardinale de Bérulle (fondatore della “Scuola Francese”) che con la sua svolta teo-antropologica supera l’antitesi tra il teocentrismo medioevale e l’antropocentrismo rinascimentaleE’ il cristocentrismo come teo-antropocentrismo.

Così  la piccola Teresa usa due volte più il Nome di Gesù che il Nome di Dio nei suoi Scritti. Tale cristocentrismo è molto più ampio della cristologia (in senso accademico), abbracciando in Gesù Verbo Incarnato tutti i Misteri della fede: La sua Divinità e la sua Umanità, la sua eterna comunione con il Padre e lo Spirito Santo nella Trinità, la Creazione e la Salvezza, l’Incarnazione e la Redenzione, il Cielo e la Terra, Maria e la Chiesa…

Questo Cristocentrismo Trinitario dei santi apre davanti a noi le due grandi dimensioni, ugualmente importanti, e inseparabili della Filialità e della Sponsalità. La santità è l’unione con Gesù Figlio e Sposo. I tre Dottori Carmelitani privilegiano il grande simbolo biblico del Matrimonio Spirituale alla luce dei Misteri della Creazione (uomo e donna), dell’Incarnazione, della Redenzione e della Chiesa. Il Figlio del Padre ha veramente “sposato” la nostra Umanità nel seno della Vergine Maria, l’ha redenta sulla Croce e ne ha fatto la Chiesa sua Sposa.

Con Maria possiamo entrare in tutta la profondità del Mistero di Gesù (cf il Totus Tuus dei santi Luigi Maria di Montfort e Giovanni Paolo II, nella luce del cap VIII della Lumen Gentium).  

 

 

II/ I GRANDI SCHEMI TEOLOGICI

A/ IL  “PRISMA” DELLA TEOLOGIA DEI SANTI

La complementarità dei Padri, Dottori e Mistici

per contemplare la Luce di Cristo nel Cuore della Chiesa

(cf il “girotondo dei santi dipinto dal beato fra’ Angelico)

          

SANTA TERESA DI LISIEUX:

IL “MANIFESTO” DELLA TEOLOGIA DEI SANTI COME “SCIENZA DIVINA”

(Epilogo della Storia di un’anima, commento di Ct 1, 4: “Attirami, noi correremo all’effluvio dei tuoi profumi”)

“Ecco la mia preghiera, chiedo a Gesù di attirarmi nelle fiamme del suo amore, di unirmi così strettamente a Lui, in modo che Egli viva ed agisca in me. Sento che quanto più il fuoco dell’amore infiammerà il mio cuore, quanto più dirò: Attirami, tanto più le anime che si avvicineranno a me (povero piccolo rottame di ferro inutile, se mi allontanassi dal braciere divino), correranno rapidamente all’effluvio dei profumi del loro Amato, perché un’anima infiammata di amore non può restare inattiva, certo come Santa Maddalena resta ai piedi di Gesù, ascolta la sua parola dolce ed infuocata. Sembrandole di non dare niente, dà molto di più di Marta che si agita per molte cose e vorrebbe che la sorella l’imitasse. Non sono i lavori di Marta che Gesù biasima: a questi lavori, la sua Madre divina si è umilmente sottomessa per tutta la sua vita poiché doveva preparare i pasti per la Santa Famiglia. È solo l’inquietudine della sua ardente ospitante che vorrebbe correggere. Tutti i santi l’hanno capito e in modo più particolare forse quelli che illuminarono l’universo con la loro dottrina evangelica. Non è forse dall’orazione che i Santi Paolo, Agostino, Giovanni della Croce, Tommaso d’Aquino, Francesco, Domenico e tanti altri illustri Amici di Dio hanno attinto questa scienza Divina che affascina i geni più grandi? Uno Scienziato ha detto: «Datemi una leva, un punto d’appoggio, e solleverò il mondo.» Quello che Archimede non ha potuto ottenere perché la sua richiesta non era rivolta a Dio ed era espressa solo dal punto di vista materiale, i Santi l’anno ottenuto in tutta la sua pienezza. L’Onnipotente ha dato loro come punto d’appoggio: Se stesso, e Sé Solo. Come leva: L’orazione, che infiamma di un fuoco d’amore, ed è così che essi hanno sollevato il mondo, è così che i Santi ancora militanti lo sollevano e i Santi futuri lo solleveranno fino alla fine del mondo.

Madre diletta, ora vorrei dirle cosa intendo per effluvio dei profumi dell’Amato. – Poiché Gesù è risalito al Cielo, io posso seguirlo solo seguendo le tracce che ha lasciato, ma come sono luminose queste tracce, come sono profumate! Appena do un’occhiata al Santo Vangelo, subito respiro i profumi della vita di Gesù e so da che parte correre… Non è al primo posto, ma all’ultimo che mi slancio, invece di farmi avanti con il fariseo, ripeto, piena di fiducia, l’umile preghiera del pubblicano, ma soprattutto imito il comportamento della Maddalena, la sua stupefacente o piuttosto amorosa audacia che affascina il Cuore di Gesù, seduce il mio. Sì lo sento, anche se avessi sulla coscienza tutti i peccati che si possono commettere, andrei, con il cuore spezzato dal pentimento, a gettarmi tra le braccia di Gesù, perché so quanto ami il figliol prodigo che ritorna a Lui. Non perché Il buon Dio, nella sua misericordia preveniente ha preservato la mia anima dal peccato mortale, io mi innalzo a Lui (37r°) con la fiducia e l’amore” (Manoscritto C, 36 rv).

 

B/ LA “GRANDE SCIENZA DEI SANTI” IN CIELO COME IN TERRA:

SCIENTIA BEATA, SCIENTIA FIDEI, SCIENTIA AMORIS

         Le parole di Benedetto XVI il 19 marzo 2011 in conclusione degli Esercizi Spirituali (a P. Léthel): “Lei ci ha inserito nel girotondo di questi Santi e ci ha mostrato che proprio i Santi “piccoli” sono i Santi “grandi”. Ci ha mostrato che la scientia fidei  e la scientia amoris  vanno insieme e si completano, che la ragione grande e il grande amore vanno insieme, anzi che il grande amore vede più della ragione sola”.

Secondo l’espressione di san Luigi Maria di Montfort, la migliore teologia della Chiesa è la “grande scienza dei santi” (Amore dell’Eterna Sapienza, n. 93), in Cielo come in Terra, con le tre modalità distinte, ma complementari ed inseparabili che sono la scientia beata, la scientia fidei e la scientia amoris. Conviene visualizzare questo nel seguente schema, distinguendo i punti di vista della Conoscenza e dell’Amore, in Cielo e in Terra, in riferimento al Magistero dei Papi recenti e ai Santi Dottori della Chiesa (Tommaso e Anselmo, Caterina da Siena e i tre Dottori Carmelitani):

                                                                              

   

In Terra, la santità è la perfezione della carità, della fede e della speranza, ma “più grande è la carità”, che “non passerà mai”, la stessa in Cielo come in Terra. La carità “crede tutto e spera tutto” (cf 1 Co 13), essendo “madre, radice forma di tutte le virtù” (STh I-II q 62 art 4). E’ il più grande dono dello Spirito Santo.  Il peso della scientia amoris è dunque superiore al peso della scientia fidei nella bilancia teologica della Chiesa Pellegrinante. E’ il significato profondo dei Dottorati di Teresa d’Avila, Caterina da Siena e Teresa di Lisieux. La carità, Amore assoluto, è già perfetta unione e reciprocità d’Amore nel “Cuore a cuore” con il Signore, sperando il “Faccia a faccia”, Sapere assoluto, che non dà la Fede, ma solo la Visione (cf Teresa di Lisieux LT 122). C/ IL MISTERO DI GESU’

1/ Gesù al centro della Comunione trinitaria, con il Padre e lo Spirito Santo

Il Simbolo di Nicea-Costantinopoli “Regola della Fede”

                   Credo in un solo Dio, PADRE onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tute le cose visibili e invisibili.

[Generazione e Missione del Figlio]

GESU’

– come Dio

Credo in un solo Signore, GESU’ CRISTO, Unigenito FIGLIO di Dio, nato dal PADRE prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza (homoousios) del PADRE; per mezzo di Lui tutte le cose sono state create.

 

 

2/ Gesù al centro della Comunione Verginale, con Maria e la Chiesa (cf Lumen Gentium VIII).

 

Questa comunione tra il Nuovo Adamo e la Nuova Eva è inseparabilmente comunione nello Spirito e nella Carne, comunione tra il Figlio e la Madre, lo Sposo e la Sposa, nel Mistero dell’Incarnazione e nel Mistero Pasquale. Il Nuovo Adamo sempre vergine è Gesù, l’Uomo-Dio Figlio e Sposo; la Nuova Eva sempre vergine è Maria e la Chiesa insieme, la Donna Madre di Dio (theotokos) e Sposa di Dio (theonumphos). Nel Mistero dell’Incarnazione, il Figlio eterno del Padre è diventato veramente Figlio di Maria per opera dello Spirito Santo, ricevendo la sua carne e il suo sangue nel suo Seno verginale. Nel Mistero Pasquale, la Chiesa Sposa è formata per opera dello stesso Spirito Santo, nel Costato aperto di Gesù, come la sua “costola” (la parola pleura significa costola e costato in Gv 19 come in Gn 2, nel racconto simbolico della creazione di Eva). Nell’Eucaristia, Gesù dà alla sua Chiesa la sua Carne e il suo Sangue, “il vero Corpo nato da Maria Vergine”.

D/ IL MISTERO DELLA CHIESA

(Lumen Gentium)

 

VIII. Maria nel Mistero di Cristo e della Chiesa

I capitoli della Costituzione indicano tre livelli della stessa realtà della Chiesa. Il livello più profondo (1) è segnato dai capitoli I e VIII che formano come un’inclusione di tutta la Costituzione: all’inizio, la Chiesa è contemplata in Cristo Lumen Gentium, nella Trinità, e alla fine Maria è contemplata nel Mistero di Cristo e della Chiesa. Poi, attraverso i capitoli II, V e VII (livello 2), è tutta la Chiesa che è contemplata come Popolo di Dio, con la stessa vocazione alla santità, in cammino verso la Patria Celeste e in comunione con la Chiesa del Cielo. Infine, nei capitoli III, IV e VI (livello 3) sono contemplate le diverse vocazioni nella Chiesa: La Gerarchia, i Laici e i Religiosi. Il capitolo V è come il cuore della Costituzione, mentre il capitolo VIII è il suo “vertice e coronamento” (Paolo VI).

 

Due figure esemplari della famiglia salesiana:

Don Giuseppe Quadrio e Vera Grita

Alla fine della mia meditazione su san Giuseppe, che concludeva gli Esercizi Spirituali per Benedetto XVI e la Curia Romana il 19 marzo 2011, ho citato successivamente san Giovanni Paolo II, santa Teresa d’Avila e san Luigi Maria Grignion de Montfort, come esempi di santi che avevano specialmente contemplato la meravigliosa figura evangelica di san Giuseppe. Ma nel grande “girotondo” dei santi che ci avevano preso per mano in questi giorni di grazia, l’ultimo citato era il  venerabile salesiano Don Giuseppe Quadrio (1921-1963)[56].

Era per me l’esempio perfetto del santo religioso sacerdote, teologo e mistico. Ho citato alcuni testi veramente meravigliosi che si trovano nella Positio della sua Beatificazione, tra i più belli che ho potuto leggere sull’amore sponsale e verginale che univa Giuseppe e Maria in un vero Matrimonio, tutto centrato in Gesù.

Lo stesso Don Quadrio, che aveva fatto voto di verginità a 10 anni e che era entrato al noviziato a 15 anni (come Teresa di Lisieux alla quale aveva una grande devozione), conosceva per esperienza la grandezza e la bellezza dell’amore verginale, inseparabilmente filiale, sponsale, materno e paterno, vissuto in modo assolutamente perfetto nella Santa Famiglia di Nazareth. Per lui, era la più grande luce per le persone sposate come per le persone consacrate, e specialmente per gli uomini consacrati nel celibato.

Più recentemente, ho avuto l’occasione di studiare gli scritti spirituali della salesiana cooperatrice Vera Grita (1923-1969), un umile laica consacrata nella quale ho scoperta con gioia una grande mistica dell’Eucaristia, forse una delle più grandi, con un messaggio veramente profetico per la Chiesa di oggi e di domani, tutto fondato sulla verità della Presenza Reale di Gesù nell’Eucaristia.  Anche se non è stato ancora aperto un processo di Beatificazione, i suoi scritti e le testimonianze che la riguardano rivelano un’anima santa. Ma come non ha ancora l’autorità dei santi (o beati e venerabili), era importante “inquadrarla” tra due grandi figure di spiritualità eucaristica: Santa Teresa di Lisieux, Dottore della Chiesa, e il venerabile Cardinale François-Xavier Nguyen Van Thuân. Ed è proprio ciò che ho fatto nel mio contributo teologico per presentare i suoi scritti[57]. Così si può “decriptare” la forma letteraria dei messaggi o “dettati”, e scoprire nel suo ascolto di Gesù dei contenuti teologici e spirituali molto forti, importanti e di grande attualità per i sacerdoti e per i laici, uomini e donne, tutti chiamati ad essere come dei “Tabernacoli Viventi” portatori della presenza di Gesù nel mondo, a tutti, nel cammino della Chiesa “in uscita”.

 

fr François-Marie Léthel ocd

Seminario 2018