CONOSCERE LA FAMIGLIA SALESIANA

di MARTA LODAVINA D’ROSARIO
Traduzione di Marisa Patarino

Le Missionary Sisters of Mary Help of Christians

La Congregazione delle Suore Missionarie di Maria Ausiliatrice è la prima Famiglia religiosa autoctona dell’India nord-orientale.
È stata fondata il 24 ottobre 1942 a Guwahati, nello Stato dell’Assam, dal Salesiano monsignor Stefano Ferrando, vescovo di Shillong
Comprendendo i segni dei tempi e rispondendo alle necessità contingenti, monsignor Ferrando fondò la Congregazione con la finalità di compiere opera di evangelizzazione e catechesi a favore delle popolazioni che vivevano nelle zone remote del nord-est dell’India, alle quali le suore offrivano anche assistenza sanitaria e istruzione. Monsignor Ferrando rimase profondamente colpito dalla povertà, dall’analfabetismo e dalle condizioni insalubri in cui viveva la gente che abitava quella regione, le cui difficoltà aumentarono a seguito delle devastazioni provocate dalla Seconda Guerra Mondiale. La guerra impedì ai missionari, sacerdoti e religiosi che lavoravano in quella regione, di spostarsi liberamente per aiutare le popolazioni locali che avevano bisogno di aiuto. In quella situazione, nove ragazze manifestarono la vocazione alla vita religiosa e da quel primo gruppo sorse la Congregazione. Monsignor Ferrando conferì alla Famiglia religiosa spirito e spiritualità salesiani. Aiutò le suore ad acquisire la capacità di adattarsi alle situazioni difficili in cui versavano gli abitanti dei villaggi nei quali si recavano per annunciare e diffondere il Vangelo.
Monsignor Ferrando affidò alle Figlie di Maria Ausiliatrice la nascente Congregazione per la formazione e la gestione. Nel 1968, quando la Figlia di Maria Ausiliatrice Nellie Nunes concluse il suo mandato, suor Magdalin Surin, Vicaria Generale delle Suore Missionarie di Maria Ausiliatrice, guidò la Congregazione fino alla nomina di suor Mary Rose Thapa, che nel 1970 diventò la prima Madre Generale della Famiglia religiosa.
La Congregazione diventò Istituto di diritto pontificio il 21 marzo 1977. È stata ufficialmente riconosciuta come ramo della Famiglia Salesiana l’8 luglio 1986.
La Congregazione ha ora cinque ispettorie in India, una delegazione in Italia e una vice-delegazione in Africa. Le sue sedi provinciali si trovano a Bangalore, Kolkata, Shillong, Tezpur e Tinsukia, la sede della delegazione è a Torino e la vice-delegazione si trova nello Swaziland. Oggi la Congregazione conta 1078 suore appartenenti a 55 gruppi etnici che operano in 194 centri distribuiti in 57 diocesi in India, Italia, Swaziland, Lesotho, Sudan del Sud, a Johannesburg, in Mozambico, in Etiopia e nelle isole Hawaii. La Congregazione si dedica innanzitutto all’evangelizzazione missionaria e alla catechesi, soprattutto a favore delle donne e dei bambini che vivono in piccole comunità. Le suore lavorano anche al servizio della Chiesa e della società in scuole, pensionati, oratori, dispensari, cliniche mobili, case di riposo, orfanotrofi, case per bambini di strada, centri di formazione professionale, scuole per diversamente abili e centri di riabilitazione per portatori di HIV/AIDS. La Congregazione, che vive all’insegna dello spirito salesiano, si impegna ad adottare i metodi educativi di don Bosco.

Il fondatore
Monsignor Stefano Ferrando
(29 settembre 1895 – 20 giugno 1978)

«Una notte ho dormito nella baracchetta di due lebbrosi. E un’altra volta, svegliatomi al mattino, fui sorpreso di trovare tanti bambini attorno al mio letto: silenziosi, con le mani giunte, quegli angioletti contemplavano come dormiva il loro Vescovo».
Scrisse: «La mia giornata di Vescovo missionario è stata lunga, lunghissima: è durata 34 anni. Ed è costellata di tanti episodi, ora lieti ora tristi, ma tutti penetrati dalla grazia di Dio. Gesù creò le missioni quando disse: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”. Disse anche: “Ecco, il seminatore uscì a seminare”. I missionari dell’Assam non si sedettero certo sopra un tappeto ad aspettare che i Khasi, i Naga, i Bhoi andassero da loro. Uscirono a seminare, furono instancabili camminatori. Diventammo i commessi viaggiatori del Vangelo. Che viaggi! Nei primi tempi c’erano poche strade, e anche pochi sentieri, ed era frequente smarrirsi nella giungla, la giungla popolata di animali feroci che facevano sul serio, e più di una volta i missionari passarono la notte appollaiati sugli alberi in attesa dell’alba: avventure per niente romantiche! A Golaghat un giorno ascoltai le confessioni per due ore di seguito, seduto sopra uno sgabello. Mi allontanai un po’ per sgranchirmi, e quando tornai mi fecero vedere: sotto lo sgabello, ben acciambellato e tranquillo, se ne stava un serpente velenosissimo. Per fortuna non lo avevo disturbato. E le zanzare? A milioni attaccano il povero viandante inoculandogli anche la malaria. I soldati americani che durante la Seconda Guerra Mondiale vennero a combattere i giapponesi, dicevano: “II nemico n. 2 sono i giapponesi. Il nemico n. 1 sono le zanzare”. Lo sono anche per i missionari e per i vescovi. Quanto al vitto, le tribù dell’Assam mangiano di tutto, anche i bruchi neri e pelosi. Io preferivo far digiuno, il mio stomaco non ce la faceva proprio. Dormire si dormiva, dovunque, anche in capanne che mal proteggevano dalla pioggia, e davano rifugio anche ai topi».

Destinazione Assam
Il giovane salesiano Stefano Ferrando è insegnante a Borgo S. Martino, riceve una comunicazione dalla Direzione Generale: «Sei stato destinato alla missione salesiana in India, Assam. Guiderai la spedizione dei novizi salesiani che sta per partire. Tieniti pronto». Fu maestro di vita salesiana e di spiritualità solida per dieci anni filati.
Fu consacrato Vescovo, prima a Krishnagar poi a Shillong. Cominciò la sua nuova vita di «Vescovo itinerante». I missionari lavoravano nelle prime comunità cristiane sparse nelle valli e sulle colline. In tutto l’Assam c’erano solo quattromila cattolici. Ma le comunità crescevano, si moltiplicavano. Ai suoi sacerdoti, il nuovo Vescovo raccomandò: «Non potete convertire le anime spostandovi in automobile; per avvicinarle e risolvere i loro problemi occorre camminare a piedi». E dando loro l’esempio cominciò a spostarsi continuamente, attraversando tutta la sua diocesi, dalle colline alle pianure, per mantenere i contatti personali con la gente. Nessuna difficoltà gli sembrava insormontabile: lo sosteneva una fede salda. Camminava per chilometri e chilometri tra foreste e paludi.
Quando nel 1945, finalmente, i missionari poterono tornare dai campi di prigionia, «trovarono al loro fianco a condividere il lavoro apostolico una Congregazione di Suore indiane – scrive monsignor Ferrando -. Avevo raccolto in associazione 8 giovani generose, e il 24 ottobre 1942 era nata la Congregazione delle “Sorelle Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani” (SMMAC)».

Ore liete e ore tristi
Alla mezzanotte del 15 agosto 1947 l’immensa India riacquistò la libertà in un delirio di gioia. La Chiesa cattolica si unì alla gioia generale suonando a distesa le campane. Un anno dopo il Governo centrale decise di non ammettere più l’entrata di nuovi missionari dall’estero.
Ottobre 1962. Le truppe armate della Cina comunista superano i valichi dell’Himalaya e si affacciano alla pianura assamese. Poi, soddisfatte di aver gettato nel panico tutta l’India, si ritirano. Da quel momento, l’Assam diventa il «punto nevralgico» dell’India. Tra le varie disposizioni prese sotto l’urto dell’emergenza c’è la disposizione: Via i missionari stranieri dall’Assam. «I cristiani si levarono spontaneamente a loro difesa organizzando manifestazioni imponenti e appassionate – scrive monsignor Ferrando -. Una delegazione di Khasi cristiani inoltrò alle autorità dello Stato un memorandum, che tra l’altro diceva: “Nessuno qui sapeva leggere, non avevamo un alfabeto. I missionari hanno portato le colline Khasi a un livello di istruzione tra i più alti dell’India. Devono quindi restare e completare il loro lavoro”. Per alcuni anni il Governo centrale non osò insistere sugli ordini emanati. Intanto noi lavoravamo alacremente perché tutti i missionari stranieri fossero sostituiti dagli indiani».
20 giugno 1969. Monsignor Ferrando ha 74 anni e presenta le proprie dimissioni al Papa, che le accetta. Un altro salesiano indiano, monsignor D’Rosario, è eletto Arcivescovo metropolita di Shillong al suo posto. Altri due salesiani indiani sono nominati Vescovi di Dibrugarh e di Tezpur, nell’Assam. Prima di ripartire per l’Italia, monsignor Ferrando consacra uno di quei due Vescovi: si chiama Robert Kerketta, ed è il ragazzino che un giorno lontano gli ha detto: «Io desidero diventare Vescovo», e a cui ha risposto: «Va bene. Lo diventerai».
Aveva trovato in Assam 4000 cattolici. Ne lasciava 500.000.
In Italia, il vecchio Vescovo missionario si ritirò nella casa salesiana di Quarto (Genova). E continuò a servire il suo Signore in umiltà. Scriveva nel 1970 sul Bollettino Salesiano: «Qui in Italia mi domandano spesso: “Come mai hai lasciato l’Assam dopo 47 anni di vita missionaria?”. Rispondo: “Perché finalmente è spuntato il giorno che da 47 anni sospiravo, il giorno in cui la Chiesa in India può far da sé!”».
Si spense nella pace del Signore il 20 giugno 1978. Nove anni dopo, le sue figlie predilette, le Suore Missionarie di Maria Aiuto dei Cristiani, vollero riavere presso di sé i resti mortali del loro Fondatore. Il 12 dicembre 1987 l’urna di monsignor Ferrando fu deposta nella cappella del Convento di S. Margherita, a Shillong, nella terra che era stata la sua seconda patria.

 

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