Alla luce dell’intenzione di preghiera del Santo Padre

Per le vocazioni alla vita consacrata e sacerdotale salesiana in Europa, perché il Signore continui a inviare sante e numerose vocazioni per l’abbondante messe della missione salesiana e conceda la perseveranza e la santità a quelli che già ha chiamato.

La Chiesa e la Famiglia Salesiana ricca di ministeri, carismi e vocazioni, continua ad avere un grande bisogno di consacrati che vivano e animino il carisma di Don Bosco in comunità fraterne, che testimonino il primato assoluto di Dio e la totale donazione al servizio dei giovani. Preghiamo affinché il Signore continui a inviare nuovi e generosi salesiani che siano segni del suo amore ai giovani, particolarmente in Europa.

Cari confratelli, cari amici,

siamo già alla quarta beatitudine, e sempre con Papa Francesco: “Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati” “Cercare la giustizia con fame e sete, questo è santità” [GE 79].

Non è giusto che tanti giovani siano fuori da percorsi di educazione stabili e di qualità. Lo dice anche con chiarezza il quarto Obiettivo per lo Sviluppo Sosteni-bile (Nazioni Unite, Agenda 2030). Le missioni salesiane si sono caratterizzate, da sempre, per un impegno serio, creativo, inculturato nell’educazione. È parti-colarmente in questo che i missionari salesiani esprimono il loro tipico modo di “cooperare con quanti costruiscono una società più degna dell’uomo” (Costituzioni 33). Don Bosco ha bisogno oggi di missionari salesiani che siano pronti a lavorare per la giustizia e per la pace nel mondo, come il Salesiano Coadiutore, Sig. Matthew Thaiparambil († 01.02.2019) che a Calcutta per più di quaranta anni, con tenacità e creatività, ha servito migliaia di giovani dropout. La strada d’oro Salesiana non è che una: l’educazione dei giovani. Salesiani missionari educatori che abbiano fame e sete di giustizia!

Cercare la giustizia con fame e sete, specialmente educando i giovani, ecco il proprio del salesiano missionario.

D. Guillermo Basanes, SDB
Consigliere per le missioni

ESSERE MISSIONARIO IN GIAPPONE: CHE GIOIA!

Si sente dire spesso che è difficile essere missionario in Giappone perché non c’è la gioia di constatare risultati visibili. E’ vero. Personalmente ammetto che la missione è difficile, ma non con-cedo che non ci sia gioia e nessun risultato visibile. Da anni porto avanti due gruppi, ognuno di circa 10 o 15 persone che per ragioni diverse si sono avvicinate alla chiesa e partecipano ai corsi di catechismo. Quasi tutti diventano catecumeni e a suo tempo ricevono il battesimo. Preparare e accompagnare al battesimo una persona che non conosce Dio e non sa che si è fatto uomo per renderci felici, ma che ne sente un forte bisogno, è percorso lungo, un’avventura avvincente e gioiosa. Ci vuole pazienza, ma qualche risultato c’è, perché’ la grazia del Signore fa quello che non riesce a fare il missionario. E’ importante ascoltare la gente, ma è vitale presentare la buona novella con convinzione, gioia e anche con un po’ di abilità, sempre mescolati a un buon sorriso. La maggior parte dei giapponesi non ha bisogno del pane materiale, ma ha tanto bisogno di quello spirituale. Se il missionario si impegna nel comunicare la bellezza di vivere in buona armonia con Gesù e con il prossimo, potrà sempre dire che la missione in Giappone è difficile, ma non potrà mai dire che manca la gioia di essere missionario, anche se i risultati non sono eclatanti.

Fr Achille Loro Piana, SDB
DIAM del Giappone

PRONTO AD ASPETTARE …

Era l’agosto 2015, in occasione della celebrazione del bicentenario della nascita di San Giovanni Bosco, quando ho sentito che la chiamata ad gentes missionario si faceva sempre più forte. Allora ero il Delega-to provinciale per l’animazione missionaria della nostra Pro-vincia FIN. Non mi resi conto che mentre pescavo persone che si innamorassero delle missioni e fossero missionari, l’esca era proprio su di me. Con il passare del tempo, sono diventatoil primo pesce catturato.

Nell’agosto 2016, ispirato dai missionari salesiani che ho incontrato, soprattutto da p. Peter Zago e P. Luis Iriarte – di cui ho sperimentato personalmente la gentilezza e la cura, e di cui ho personalmente testimoniato lo zelo e la gioia, soprattutto quando ero ancora giovane bosconiano in don Bosco Tondo negli anni ’80 – ho sussurrato a Dio nella preghiera: “Sì, Signore; per favore, mandami come Tuo missionario”. Don Bosco mi ha regalato tanto. Questo è stato il mio modo di rispondere: “Grazie, Don Bosco. Buon compleanno! Mi offro come umile dono per te”. Prima ero uno dei tanti destinatari della grande bontà e generosità dei missionari. Ora, mi sento uno dei pochi chiamati a trasmetterlo. Come se Dio mi avesse detto: “Ramon, è tempo di restituire quanto ricevuto! Sii un missionario che dona questa volta”.

Così, nell’agosto 2017, all’età di 45 anni, sono stato inviato come missionario nell’arcidiocesi di Kuching, Sarawak, Malesia. Mi sono stati assegnati qui P. Andre Belo, di Timor Est, e il Coad. Manuel Ruperez, dalla Spagna. Insieme ai nostri compagni missionari inviati in vari Paesi, tutti appartenenti alla 148a spedizione missionaria salesiana, ci spostiamo in questa parte della Malesia per essere discepoli di Dio nello spirito di San Giovanni Bosco. Il progetto è che noi salesiani gestiamo una scuola di formazione professionale, di proprietà dell’Arcidiocesi, per i giovani poveri della località. Ma per ragioni comprensibili, quel progetto è ancora lontano dall’essere realizzato. Su raccomandazione dell’Arcivescovo di Kuching, il nostro Provinciale FIN ci ha incaricato di esse-re di aiuto nei ministeri dell’Arcidiocesi in attesa della fondazione della scuola. Noi due sacerdoti salesiani serviamo nella Commissione Giovani dell’Arcidiocesi mentre aiutiamo nelle parrocchie circostanti soprattut-to con Sante Messe, sacramenti e sessioni di formazione. Il nostro fratello coadiutore, è uno degli insegnanti della Scuola Internazionale San Giuseppe, una scuola cattolica di Kuching City.

Siamo qui in Malesia dal 2017 eppure la nostra presenza salesiana deve ancora essere consolidarsi. Non abbiamo nemmeno una residenza e una scuola che possiamo chiamare nostra, dove noi salesiani possiamo vivere e pregare insieme come confratelli, dove possiamo prestare servizio ai giovani educandoli ed evange-lizzandoli alla nostra maniera salesiana. Eppure rimaniamo, sperando e pregando, confidando e confidando e affidando, che nel tempo e con la grazia di Dio, per intercessione di Maria, lo faremo. Come direbbe e farebbe chi è follemente innamorato: “Siamo disposti ad aspettare…. non importa quanto ci vuole”.

Mi ci sono voluti quarantacinque anni per dire “sì” all’invito di Dio a essere missionario. E Dio era così disposto ad aspettare. Vorrei solo che non ci volessero anche quarantacinque anni perché qui si stabilisca una presenza missionaria salesiana. Ma non importa cosa e quando: come ha fatto Dio, anch’io sono disponibile ad aspettare.

P. Ramon G. Borja, SDB – Missionario filippino in Malesia

 

TESTIMONIANZA DI SANTITÀ MISSIONARIA SALESIANA

Don Pierluigi Cameroni SDB, Postulatore Generale per le Cause dei Santi

Il Servo di Dio Mons. Oreste Marengo (1906-1998), grande missionario nel Nord Est India e fondatore di tre Diocesi. Nel 1923 iniziò l’anno di noviziato a Foglizzo; in seguito alla morte di un chierico destinato alle missioni dell’India, ottenne di poterlo sostituire. “Era questo il più grande desiderio della mia vita. Avevo chiesto di farmi Salesiano a condizione di poter consacrare la vita all’apostolato in terra di missione. Non m’importava in quale parte del mondo mi avessero inviato”. Era il più giovane dei partenti: solo 17 anni! Visse un cammino di santità ispirato alla Parola di Gesù: “In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso”.