Esperienza nella formazione e accompagnamento di adolescenti e giovani

Pilar Lance e Alberto Sanz

Alberto ed io ringraziamo per l’invito a partecipare a queste Giornate di riflessione e testimonianze di vita, in occasione della Strenna del Rettore Maggiore, D. Ángel Fernández Artime: “COLTIVIAMO L’ARTE DELL’ASCOLTO E DELL’ACCOMPAGNAMENTO”: “Signore, dammi di quest’acqua” (Gv 4,15). Il racconto della Samaritana illumina il messaggio del Rettore Maggiore.

Le relazioni ci aiutano a prendere coscienza dell’importanza dell’ascolto, del discernimento e dell’accompagnamento nella pastorale con i giovani.

Alberto ed io vogliamo presentare la nostra esperienza, il percorso e la presenza attuale nell’accompagnamento con lo stile salesiano. Prima ci presentiamo.

Il mio nome è Pilar Lance, attualmente lavoro come direttrice della piattaforma sociale Salesiana di Lleida, nella zona nord dell’ispettoria Maria Ausiliatrice (Ibérica).

La mia storia personale e il mio percorso professionale sono stati sempre segnati dalla vocazione all’ educazione, dal servizio agli altri e per gli altri, e dall’instancabile ricerca del volto di Dio in me e nelle persone.

Ho sviluppato la mia vocazione di educatrice attraverso i lavoro con varie congregazioni religiose, con le quali ho conosciuto carismi e sfumature educative che mi hanno aiutato ad avvicinarmi meglio ai giovani con cui lavoro oggi.

La spiritualità salesiana mi ha aiutato a comprendere che in ogni giovane fragile o ferito c’è una possibilità di futuro da scoprire e che per farlo bisogna guardare oltre a ciò che i miei occhi possono vedere, le mie orecchie possono udire e la mia testa può ragionare. È necessario guardare e avvicinarsi ai giovani con il cuore.

La spiritualità ignaziana con la quale sono stata educata, ha segnato e segna il mio modo di vivere la vita e di relazionarmi con Dio. Per questo il fatto di essere accompagnata o di fare i processi di discernimento non sono estranei per me, piuttosto il contrario. Se guardo la mia vita con una certa prospettiva, posso affermare che oggi sono la donna che sono grazie alle persone che mi hanno aiutata a crescere come persona e come credente.

(Intervento di ALBERTO)

Il mio nome è Alberto Sanz, sposato con Ana, con due figli Pablo di 4 anni e Lara di 1 anno. Ho 40 anni e da quando ho l’uso della ragione la mia vita è stata unita alla famiglia Salesiana.

Sono entrato come studente a 12 anni nella Scuola San Giovanni Battista (Salesiani- Estrecho-Madrid) e ora sono il Direttore Pedagogico della Scuola Secondaria (Istruzione Media obbligatoria, Superiore e Formazione Professionale). Responsabilità che ho accettato poco più di un anno fa, lasciando l’incarico di Coordinatore della Pastorale delle Scuole Superiori.

Fin da bambino sono sempre stato vicino a qualcuno che mi ha accompagnato nella mia vita, soprattutto nella scuola e nel Centro giovanile. Dopo aver finito la scuola, ho continuato ad essere legato al Centro giovanile e alla Parrocchia. Per quasi vent’anni, fino a due anni fa, ho accompagnato i gruppi di formazione nella fede. Quando era più giovane per la preparazione alla Cresima e poi in gruppi di catecumenato di giovani cresimati nel loro cammino di maturità nella fede fino all’incorporazione adulta alla parrocchia. Di solito in altri gruppi come cooperatori o comunità di giovani adulti.

Io stesso ho partecipato a tutto il processo di formazione e appartengo ad una comunità (già poco giovanile) della parrocchia dei “Salesiani di Estrecho”. Nel gruppo, quasi tutti siamo coppie tra 35 e 50 anni, con figli, e con molto coinvolgimento con la famiglia Salesiana. Il direttore della scuola (oggi laico) appartiene alla mia comunità.

In questo gruppo vivo la mia fede in “compagnia”, mi confronto, condivido i dubbi, le gioie, le paure, i dolori… Ma soprattutto è lì che ci facciamo l’uno per l’altro eco della luce di Dio.

Abbiamo sempre avuto come riferimento un salesiano accompagnatore del gruppo, che ci ha guidato e orientato, ci ha aiutato a crescere nella fede e nella fraternità, e ci ha anche esortato ad intraprendere dei passi nella missione. Siamo una comunità con un certo carattere missionario, abbiamo progetti con diversi centri attraverso l’ONG Salesiana “Giovani e Sviluppo” e abbiamo passato periodi della nostra vita in altre realtà. Mia moglie ed io abbiamo avuto la fortuna di godere di un’esperienza di missione in Guinea Equatoriale, con i Salesiani, per un anno.

  1. Come nasce il bisogno dell’accompagnamento

(Intervento di PILAR)

Il fatto di essere stata accompagnata e di lasciarmi accompagnare, è stato il motore per formarmi, accompagnare e formare gli altri.

Per me è stato molto importante conoscermi per sapere chi sono, in chi credo, come credo, cosa voglio, cosa temo, che cosa non mi aiuta a crescere come persona e quindi cosa devo migliorare per avvicinarmi di più a Dio e servirlo meglio tra i più piccoli…. Accompagnarmi per me è sinonimo di contrastare la vita che scelgo liberamente con quello che credo che Dio mi chiede e, per quanto è possibile, cercare di “correggermi”.

Non riesco a capire la mia vocazione di educatrice come una semplice persona che trasmette delle conoscenze, abilità, valori o atteggiamenti. Credo che le persone e soprattutto i giovani che sono soli, con pochi punti di riferimento, feriti dalle loro storie…. devono poter ricostruirsi a partire di un progetto di vita. Nessuno che io conosca può sognare e realizzare un progetto di vita senza aver prima guardato la sua storia con affetto, perdonando e perdonandosi, accettando e accettandosi. … e questo non è così facile, né è così evidente che i nostri giovani possono farlo da soli.

Viviamo in una società segnata dal narcisismo, dall’immediatezza e dal consumo eccessivo, in cui l’immagine della felicità permanente è ciò che si ha, tutta apparenza nessuna imperfezione, quindi: chi vuole guardare dentro di sé per vedere la bruttezza temuta? Non guardiamo quello che ci spaventa, senza capire che dentro di noi oltre “quello brutto che ci spaventa” c’è anche il più bello di noi stessi che non siamo in grado di vedere… (la nostra sorgente).

Pertanto: cosa facciamo? la cosa più facile è cambiare il vestito, i capelli, l’auto, il cellulare, gli accessori… Tutto ciò che ci fa essere quella persona che vogliamo essere, ma senza dover sforzarci di cambiare troppo. Ciò che è difficile invece è guardare dentro noi stessi, sapere cosa c’è veramente e sforzarci di amare ciò che siamo, anche se non è perfetto.

È anche vero che i giovani ci chiedono di stare con loro, di accompagnarli, laici e religiosi, (come dicono le conclusioni del sondaggio tra i giovani che è stato fatto in Spagna per il Sinodo dei giovani del 2018). La maggior parte hanno bisogno di essere accompagnati, ma quanto è difficile questo se non si trova la persona che sappia come farlo correttamente. Ed è che agli educatori, ai religiosi e alle religiose, ai sacerdoti… ci insegnano ad ascoltare per dare risposte corrette… E questo è il problema, si deve imparare ad ascoltare per COMPRENDERE la persona, non per dare risposte, che forse non vuole nemmeno… Dobbiamo imparare ad essere FARI che avvertono di possibili pericoli, ma lasciandoli che siano loro quelli che decidono quale strada deve prendere la loro vita. E questo è DIFFICILE.

(Intervento di ALBERTO)

Mi ricordo che quando entrai nella scuola, venivo da una famiglia normale (cattolica, tradizionale, poco praticante…), da una scuola normale (pubblica e non confessionale) e sono rimasto scioccato di incontrare i Salesiani, soprattutto i più giovani, che si preoccupavano di noi in maniera speciale. Qualche invito a un incontro, a partecipare all’Oratorio, a partecipare ai gruppi di musica (sapevo suonare la chitarra) …, al di là dei voti buoni o di studiare molto (che io facevo bene).

Ma non c’è stato niente fino a quando ho iniziato a frequentare i gruppi di cresima, fino a che non ho iniziato a sentirmi “accompagnato”. Al di là dell’ambiente: bello, di vicinanza, di gioia… che c’era al Centro Giovanile, ho trovato persone, catechisti, per i quali io ero importante. Si interessavano di me e di tutti i ragazzi. Con loro si poteva parlare di quello che ci succedeva e delle altre cose “misteriose” che, come adolescenti, cominciavano ad apparire. E sempre circondato da amici nel mio gruppo di cresima, è stato facile scoprire il desiderio di conoscere di più su Gesù di Nazareth e di capire Dio.

Molti anni più tardi, vivendo la normalità insieme ad altri come compagni di cammino nella fede, e sempre avendo come riferimento un animatore-catechista nel gruppo (sono stato sempre in gruppo) mi hanno chiesto se volevo essere un catechista. E ho avuto l’opportunità di condividere questo servizio con molti altri animatori tra i quali c’era qualche salesiano in formazione.

Questa è stata una delle esperienze più arricchente della mia vita, dal momento che ho avuto l’opportunità di essere vicino a persone che, un po’ più grandi di me, facevano passi di grande intensità vocazionale nella loro vita e lo condividevano con me. Dopo del tempo ho capito che, per quei momenti della vita, l’accompagnamento sarebbe stato anche per me un grande strumento.

Fu allora che realizzai un processo di discernimento vocazionale, accompagnato da un salesiano. In quel tempo, ho potuto capire che dovevo formarmi di più, se volevo essere un accompagnatore per gli altri.

È stato un momento molto speciale nella mia vita, per dare sicurezza alla mia fede, per vedere con più cuore, con più speranza, per pulire lo sguardo e cercare di guardare come Dio guarda, per decidere di mettere la mia vita nelle mani di Dio e il suo Regno. Non fu un processo psicologico, non ho dovuto vivere un lungo processo di riconciliazione con me stesso (ho già detto che sono una persona normale), ma è stato un processo di “lasciarmi amare di più da Dio”. Essere consapevole di tutto il suo amore. Un lasciarmi amare per essere un testimone fedele di quest’amore tra gli altri. E soprattutto per poter fare un passo fermo nella mia vocazione di educatore salesiano.

In diversi momenti della mia vita ho avuto un accompagnatore spirituale “personale”, soprattutto durante il mio cammino di fede sono stato accompagnato. Sia dai catechisti del gruppo, sia dai sacerdoti salesiani nella mia comunità cristiana di riferimento.

  1. Formazione ricevuta

(Intervento di PILAR)

Per me tutta la formazione ricevuta finora mi ha aiutato a fare un processo personale molto importante e profondo che mi ha portato ad un lavoro personale, ad un modo differente di affrontare la mia vita e ad una formazione permanente che ritengo necessaria. Sette anni fa ho iniziato il mio percorso formativo in questo campo e non credo di sapere già tutto… perché quando si tratta di persone e di Dio… non si arriva mai a sapere TUTTO, entrambi si muovono in quella specie di MISTERO che non segue modelli, norme o regole….

Quindi ritengo che l’apprendimento più importante è stato che ogni persona accompagnata è terra sacra, per cui quanto più formata e più accompagnata sono io, più sarò in grado di capire la persona e che cosa accompagnarla può significare per me.

(Intervento di ALBERTO)

Il più importante, il proprio accompagnamento. Ma fondamentalmente i corsi ricevuti. In primo luogo, la formazione di animatore e la formazione della Scuola di Teologia per laici della antica Ispettoria Salesiana di Madrid.

Mi ha anche aiutato molto la formazione ricevuta presso la Scuola di Pastorale con giovani della Pontificia Università di Salamanca.

E fondamentalmente il corso-master di accompagnamento della Delegazione della Pastorale Giovanile della Spagna. Sono stato invitato a farlo ed è stato uno dei momenti più profondi della mia vita di fede. Tempo intenso per guardarmi e tuffarmi liberamente nel mio passato e nel mio presente, per approfondire il mio rapporto con Dio, per conoscerlo, o meglio, per avere più chiara l’immagine che avevo di lui e man mano “pulirla” lasciandolo essere più “Lui” nella mia vita.

Due anni in cui la formazione non era solo tecniche e teoria (che ce n’era molta), ma scoprire che per essere in grado di avvicinarsi alla realtà “dell’altro” nell’accompagnamento personale, non solo si deve essere a piedi nudi (come dice Pilar, è terra sacra “), ma si deve andare preparati e avere l’esperienza di essere accompagnati.

  1. Incidenza nella realtà pastorale (intervento di Pilar)

Considerando la realtà delle nostre ispettorie in cui ci sono sempre meno salesiani e in cui la maggior parte di loro non si sono formati all’ accompagnamento, posso solo dire che questa formazione per i religiosi e laici impegnati nelle opere è assolutamente necessaria.

Forse sottolineiamo che siamo bravi nell’animazione dei nostri ambienti, dei gruppi, degli incontri giovanili, ma ci manca, in età superiore, di poter offrire altri itinerari di crescita nella fede o di gruppi di riferimento dove i giovani possono maturare la fede e non rimanere disincantati con essa.

A volte trovo difficile capire come sia possibile per giovani che hanno trascorso tutta la loro vita in un ambiente salesiano improvvisamente rifiutano le loro credenze. Ma questo mi interroga e mi sfida ad impegnarmi di più. Non possiamo vivere dalla fede della catechesi eternamente, dobbiamo offrire spazi individuali, dove i giovani possono sentire che vanno oltre.

La pastorale deve essere aggiornata per aiutare i giovani a maturare nella fede. Ma è importante non solo la loro partecipazione, ma soprattutto il loro protagonismo creativo: contare su di loro per fare altre cose e superare le tappe pastorali del passato.

L’Assemblea/comunità/parrocchia/centro giovanile ha bisogno di giovani in un altro modo, con altri impegni più adulti e con una capacità di apertura e di servizio che va oltre il centro salesiano di riferimento. “Li mandò in gruppi di due nelle città e luoghi dove lui doveva passare.”

Le comunità/progetti/parrocchie/centri giovanili…, da parte nostra dobbiamo essere generosi, dobbiamo lasciare che “i giovani” vadano per vedere il mondo, altre realtà, altri modi di fare e anche possano dare il loro contributo salesiano ovunque si trovino, e chissà se in questo modo continueranno a far crescere anche la Famiglia Salesiana.

  1. Accompagnare nella Pastorale Giovanile e nella formazione per l’accompagnamento: storia e presente del piano di accompagnamento pastorale dei giovani (Alberto)

Oggi si sta portando avanti un aggiornamento del processo di formazione nell’accompagnamento nelle ispettorie FMA e SDB della Spagna.

È stata una lunga strada fino a quando è stato istituito tre anni fa “Il piano di formazione nell’accompagnamento dei giovani” su quattro livelli.

In questo cammino distinguiamo alcune tappe:

1) 2001-2006: La Delegazione/Coordinatrice della Pastorale Giovanile organizzava ogni anno il “Convegno Nazionale sull’Accompagnamento” durante un fine settimana, tenuto da un sacerdote gesuita (Manuel Plaza). Gli incontri avevano una grande adesione e innestavano entusiasmo. Ma si chiedeva una formazione più consistente. Alcuni partecipanti accompagnavano giovani provenienti dalle scuole, dei gruppi del catecumenato, delle comunità giovanili e dell’itinerario dell’educazione alla fede. L’ultimo incontro del 2006, dedicato alla preghiera, si affidò ad un altro relatore. Senza dubbio, i corsi dati hanno creato una base di sensibilizzazione e una formazione di base in molti partecipanti; alcuni di loro accompagnano gruppi e persone, o hanno iniziato un accompagnamento personale.

  1. 2006-2007: il Coordinatore dell’Evangelizzazione del Centro Nazionale salesiano per la Pastorale Giovanile, ha incontrato due Salesiani e due Salesiane che avevano completato un Master di Accompagnamento presso la Scuola di Formatori di Salamanca (SJ). Il gruppo ha valutato la proposta di preparare un corso-laboratorio biennale per questa formazione. Il lavoro è stato avviato con consulenti esterni. Il quadro formativo è stato presentato alla Delegazione/Coordinatrice di Pastorale Giovanile e ai Consigli Ispettoriali di SDB e FMA che hanno preso insieme l’impegno di portare avanti questo progetto e d’inviare le persone per questo.

3) La formazione è iniziata nel febbraio 2008. Ad ottobre 2017, è stata avviata la quinta promozione con 25 partecipanti. In questi anni sono stati preparati circa 100 agenti pastorali, alcuni dei quali di altri carismi.

4) 2014-2015: anno di riflessione e ripensamento. Quest’anno è stata valutata la possibilità di fare un piano più ampio e di preparare un corso previo d’iniziazione per educatori e insegnanti dei centri educativi.

In questo momento la Pastorale giovanile Salesiana progetta la formazione nell’accompagnamento pastorale di adolescenti e giovani in quattro livelli:

LIVELLO 1: Modulo formativo da 8 a 12 ore per insegnanti, animatori ed educatori, nei corsi di formazione organizzati dalle commissioni e dalle équipes provinciali o nazionali di aree pastorali.

LIVELLO 2: Modulo formativo di 35 ore in tre week-end, di introduzione nell’accompagnamento spirituale dei giovani, per professori, animatori ed educatori, organizzati dalle équipes ispettoriali di PG

LIVELLO 3: Modulo formativo di 170 ore in due anni, per agenti pastorali ed educatori con la vocazione per accompagnare persone e gruppi, organizzati dalla Delegazione-Coordinatrice di PG da un team preparato.

LIVELLO 4: Modulo di formazione permanente di un fine settimana all’anno, per coloro che sono stati formati in corsi o seminari specifici o esercitano l’accompagnamento personale, organizzato dalla Delegazione – Coordinatrice di PG e coordinato dal team di Livello 3.

Ora siamo consapevoli che un accompagnamento diversificato in spazi e ambiti richiede una formazione nell’accompagnamento diversificato e creativo.

Pertanto, parliamo di una Pastorale Giovanile in chiave di accompagnamento, che è l’origine del Pastorale Giovanile Salesiana. Ma la chiave è una buona formazione ed esperienza di essere accompagnato.

In questo momento c’è sempre più formazione, perché c’è più interesse, e più bisogno da parte non solo dei Salesiani e Salesiane, ma di tutti i laici impegnati nell’azione pastorale. A poco a poco nei centri educativi di accompagnamento si parla di aprire nuove esperienze pastorali in cui i giovani hanno la possibilità di riferimenti adulti che li accompagnino nella fede.

Formazione locale nei centri giovanili, che estendono la formazione ricevuta. Per parlare di un esempio locale, nel Centro Giovanile della mia casa, tutti gli animatori-catechisti appartengono a gruppi con un animatore formato nell’accompagnamento e tutti con un accompagnatore personale, che abbia non solo un percorso di fede, ma una formazione, rendendo possibile prendere decisioni adulte che rispondono veramente alla loro vocazione di figlio di Dio.

La realtà è che negli ultimi anni stanno emergendo più gruppi che, partendo dalle decisioni personali, nutrono la scommessa per la vita comunitaria.

  1. Le nuove necessità che emergono (intervento de Pilar)
  • Avere una buona équipe di accompagnatori e formatori che offrano questo servizio agli educatori, ai catechisti, ai giovani, ai salesiani e salesiane, ai laici…. e che questo sia richiesto.

  • Lavorare con i diversi ambienti l’importanza della formazione degli educatori/evangelizzatori.

  • Approfondire alcuni temi che vanno emergendo allo stesso tempo che si realizzano gli accompagnamenti, con i livello 4 di formazione.

  • Specializzarsi in alcuni temi che non conosciamo, come per esempio il passaggio dalla giovinezza all’età adulta. Come far fronte alle diverse crisi di identità nelle diverse fasi della vita. Come accompagnare le diverse opzioni vocazionali o le crisi vocazionali (non solo quelle religiose). Come accompagnare spiritualmente i giovani non credenti….

  • Rendere questo programma di contenuti più salesiano, senza perdere la base psicologica e pedagogica che lo sostiene. Abbiamo bisogno di una riflessione comune da parte delle persone formate e che stanno accompagnando, per adattare i contenuti alle nostre realtà.

  1. I frutti

(Intervento di PILAR)

Nella nostra Ispettoria (Maria Ausiliatrice) i frutti più significativi sono la formazione dei laici e religiosi e con questa formazione il processo personale che ognuno di loro sta facendo….

Per me questo processo è il più importante, che ogni persona formata si renda conto che ha bisogno di lavorarsi, di essere accompagnato/a, di avvicinarsi in un altro modo a Dio e confrontarsi.

Da tre anni stiamo facendo l’accompagnamento di livello 2 nelle tre zone della nostra ispettoria e la stragrande maggioranza delle persone che sono coinvolte sempre fanno lo stesso commento: sono venuto perché mi dicessero come accompagnare i giovani e vado a scoprire che devo essere io la persona accompagnata.

Quest’anno nel corso di formazione dei direttori del tempo libero (centri giovanili) si prevede di introdurre il livello 1 di formazione.

L’équipe di formazione insieme alle persone formate stanno già facendosi domande su come includere questa offerta nei diversi progetti pastorali.

Ci sono giovani che hanno iniziato questo processo di accompagnamento con i salesiani che possiedono una formazione adeguata per farlo.

(Intervento di ALBERTO)

In brevissimo tempo, il livello 2 è stato organizzato e realizzato nelle tre aree geografiche in cui è divisa l’ispettoria Santiago El Mayor. L’accoglienza è stata molto positiva e il risultato è che molti animatori, professori e persino lavoratori di piattaforme sociali, hanno iniziato questo processo di accompagnamento.

Nei centri giovanili si stanno sistematizzando processi d’accompagnamento. E in minor misura nelle scuole, dove la realtà è molto diversa, si è passati da una sensibilità a “personalizzare i processi pastorali” a parlare della realtà dell’accompagnamento dell’adolescente e del giovane nella sua vita di fede, a partire da proposte più personali, che includono esplicitamente la vocazione.

La cultura “dell’accompagnamento” va prendendo corpo nei chiostri e tra i laici nei diversi ambienti delle nostre opere. Ci sentiamo corresponsabili di questa missione.

Vorrei dare un esempio molto locale. Nella mia parrocchia dell’opera ” Salesiani Estrecho” i gruppi di cooperatori e le comunità di laici, da qualche anno ci sentiamo responsabili dell’accompagnamento dei gruppi di catecumenato (ho già detto che erano i gruppi di fede che abbiamo dopo la cresima di età compresa tra 19 e 24 anni), essendo loro responsabili.

Questi gruppi di catecumenato si sostenevano, come la maggior parte, nella preghiera, nella formazione e nella revisione di vita. Ma da qualche anno, si offre l’accompagnamento a tutti i giovani di catecumenato in modo specifico, così come semplici strumenti per fare “revisione di vita” e “progetto di vita” o come qualcosa di più profondo per “leggere la propria vita alla luce del Vangelo”, “fare sintesi tra fede-cultura”, “cercare ciò che Dio vuole della mia vita”. (ho messo tutto tra virgolette, perché sono frasi che io stesso ho sentito in quei gruppi).

Ma sempre offerto da qualcuno formato, salesiano o laico, con più esperienza di vita. Loro sono stati i primi destinatari dei processi di accompagnamento. Sono anche il motore del Centro giovanile, poiché la maggior parte di loro sono animatori-catechisti, o hanno altri apostolati.

Questa esperienza li aiuta ad essere in grado di accompagnare i loro gruppi di ragazzi, adolescenti o giovani (anche la cresima), e scoprono il bisogno di formarsi per poter essere guide, animatori o catechisti, nella fede di altri giovani.

  1.  Possibili difficoltà (intervento di Pilar e Alberto)

  • Formarsi, ma non avere del tempo per impegnarsi. È come se non ti fossi formato in niente.

  • Accontentarsi di una formazione iniziale e non approfondire, credendo che sia più che sufficiente.

  • Relegare ai propri Salesiani questa funzione, dimenticando che i laici possono anche esercitare questo servizio pastorale.

  • Non laborarse, non accompagnare…

  • Credere che sia solo dell’accompagnamento Salesiano il prendersi cura del gruppo e dell’ambiente.

  • Trasformare l’accompagnamento in una moda e credere che chiunque sia qualificato per un accompagnamento pastorale. In questo senso, bisognerebbe differenziare i livelli di accompagnamento, anche all’interno dello “spirituale”.

  • Una notevole difficoltà in alcuni luoghi e opere è la reale assenza di una comunità educativo-pastorale con lo stile pedagogico del Sistema Preventivo, ostacolando così l’accompagnamento con lo stile e il carisma salesiano.