Il cammino sinodale dei giovani

La riunione presinodale nel percorso della Chiesa verso il Sinodo “per” e “con” i giovani.

Elisa Biasin, MGS

La Riunione pre-sinodale, svoltasi a Roma dal 19 al 24 marzo 2018, si inserisce all’interno del percorso che la Chiesa ha intrapreso in preparazione al Sinodo dei Vescovi sui giovani. Le motivazioni di tale Riunione, secondo quanto espresso dal Santo Padre, sono da ricercarsi nel desiderio della Chiesa di mettersi in ascolto e coinvolgere direttamente i giovani perché il Sinodo fosse “per” e “con” i giovani. Per questo motivo oltre ai 300 giovani presenti a Roma alla Riunione è stata estesa la possibilità ad ogni giovane di partecipare con propri commenti e considerazioni attraverso l’uso dei social e di un sito apposito. Grazie a questa modalità di partecipazione sono giunti più di 15000 interventi.

Nei giovani che hanno partecipato alla Riunione, compresa la sottoscritta, è emersa chiaramente la consapevolezza di essere partecipi di qualcosa di nuovo e epocale, di un punto di svolta nella vita della Chiesa: il primo passo (e nel pensiero dei presenti vi era la speranza che fosse il primo di una lunga serie) verso una nuova modalità di confronto e riflessione sul mondo (giovanile in questo caso), sulla fede e la propria missione.

Essere presente alla riunione pre-sinodale è stata una grazia, la possibilità di vivere un’esperienza di Chiesa e di incontro profondamente positiva e propositiva. Tra i partecipanti si è creato immediatamente un clima accogliente e famigliare, di apertura all’altro in sereno e impegnato confronto, con il desiderio di superare le divergenze o i differenti stili di vita e di credo per contribuire in modo positivo per il futuro dei giovani di tutto il mondo.

Sono stati giorni nei quali i giovani cristiani hanno anche condiviso momenti di preghiera e silenzio, mettendosi in ascolto a loro volta. La Santa Messa mattutina è stata molto partecipata ogni giorno. L’aspetto che mi ha colpita maggiormente e che ha dato una chiara e concreta risposta all’esortazione che il Santo Padre ha rivolto ai partecipanti nel discorso iniziale a non accontentarsi della mediocrità e prendere in mano il futuro facendo “sognare i vecchi”, è stato l’impegno e l’entusiasmo con il quale ogni giovane presente ha saputo assumere la responsabilità di partecipare ad un evento del genere e dare il proprio attivo contributo.

Sono stati giorni che definirei di fermento, impegno e speranza. Per fare un esempio nel mio gruppo la sera nella quale è stato organizzato un momento di festa, alcuni ragazzi si sono fermati con me e il segretario del gruppo per stilare la redazione finale, e non erano affatto tenuti a questo, potevano andare a divertirsi perché il “compito” era del segretario e del redattore. I membri del gruppo di redazione finale hanno lavorato per due notti intere per preparare e rifinire il Documento Finale. Mi pare la più bella e tangibile prova del fatto che i giovani sono in grado di assumere con serietà e dedizione ruoli di responsabilità e di impegno e altrettanto profondamente camminare per rendere bella e luminosa la propria vita.

Le principali tematiche emerse nella riunione pre-sinodale sulla condizione dei giovani, le loro attese e il rapporto con la fede e la Chiesa hanno coinvolto l’aspetto della precarietà del futuro. A fronte di forti desideri di realizzazione presenti nei giovani, la condizione del lavoro che risulta sempre più incerto genera una certa sfiducia nel futuro, paura del fallimento e spesso costringe a espatriare.

Perplessità da parte dei giovani sono emerse per quanto riguarda la sfera degli strumenti digitali che aprono a possibilità molto positive quanto distruttive se usati in modo scorretto. In particolare possono avere risvolti negativi sulle relazioni, aspetto che ha rivestito un ruolo chiave.

Nella sfera dell’affettività i giovani sono spesso disorientati o orientati in modo molto lontano dalla visione cristiana.

Al contempo cercano sicurezza nelle relazioni famigliari, amicali e di guida, all’interno delle quali sentirsi accolti e liberi di condividere la propria interiorità. In questo senso è emerso come fondamentale per la crescita come persona e come credente l’incontro con testimoni, guide appassionate, coerenti e innamorate che amino i giovani e mostrino con la vita ciò in cui credono e in virtù di questo guidino al cammino di scoperta della propria vocazione.

Appello alla coerenza rivolto anche alla Chiesa stessa, poiché gli scandali di varia natura ne minano la credibilità e indeboliscono l’annuncio, rendendola una istituzione che non è in grado di comunicare nulla o addirittura ostile nel giudicare.

Per quanto riguarda la fede i giovani sono spesso indifferenti agli aspetti istituzionalizzati della religione, la figura di Gesù affascina, ma spesso è poco conosciuta se non stereotipata. Tuttavia vi è un certo desiderio di spiritualità e di autenticità, spesso vissuto con una forma di fede personale e intimistica.

Per quanto riguarda il Documento Finale nel confronto con gli altri partecipanti sono emersi aspetti positivi, ma anche molte perplessità, in particolare il fatto che si focalizzi molto sulla condizione dei giovani cristiani, più che di tutti i giovani come espresso nelle finalità della Riunione. Per fare un esempio, nel documento si parla di vocazione in senso quasi esclusivamente cristiano, e un ragazzo buddista ha fatto notare come la vocazione non appartiene solo alla fede cristiana, ma ognuno ha la vocazione propria specifica. Questo aspetto espresso durante il brevissimo tempo di confronto generale dopo l’analisi della prime bozza del Documento, non è stato quasi minimamente preso in considerazione nella redazione finale, quando in realtà era un contributo prezioso e fondamentale.

In conclusione condivido il messaggio inviato come contributo da una giovane che sintetizza efficacemente quanto vissuto alla Riunione: “Insegnateci ad amare, amandoci”.

L’esperienza del Sinodo.

Lucy Muthoni, FMA

Prima di tutto, direi che porto con me ricordi belli di incontri e di esperienze condivise al Sinodo; un’esperienza che considero un dono, una grazia non solo per me, ma per i giovani e la Chiesa intera. Mi hanno colpito la cordialità, l’accoglienza reciproca, la familiarità tra i partecipanti, a partire da Papa Francesco che si metteva all’ingresso dell’atrio dell’aula Paolo VI per accogliere ciascuno/a con uno sguardo limpido, sereno ed incoraggiante. Lo stesso atrio era il luogo di incontri informali prima dei lavori e durante le pause. Lì ci si presentava, ci si raccontava le esperienze, ci si scambiava le opinioni e le impressioni. Ciò che ci accomunava era il desiderio di una comunità ecclesiale accogliente dove si vive la gioia.

Oltre al clima di serenità e di gioia mi ha colpito la disponibilità all’ascolto reciproco con rispetto e interesse. Nell’aula sinodale erano presenti partecipanti provenienti da tutto il mondo, di generazioni e di culture diverse come anche di visioni di vita, esperienze, sensibilità, ricchezze e limiti differenti. All’inizio, Papa Francesco ci aveva raccomandato di ascoltare di più quello che sentivamo meno vicino alla nostra sensibilità e aprirci alla novità. Qualche volta si aveva l’impressione di un mondo vasto e vario, ma si coglieva la passione per i giovani e tanti interventi hanno provocato in noi commozione. È proprio questa disponibilità all’ascolto della voce dello Spirito Santo, la disponibilità a mettersi in gioco e a lasciarsi scomodare, sostenuti dal desiderio forte di essere una Chiesa autentica dove tutti possono sentirsi a casa, che ci ha fatto fare un bel cammino insieme.

La presenza e la testimonianza dei giovani pieni di entusiasmo ci ha stimolati, incoraggiati, accompagnati e persino evangelizzati. Tanti di noi siamo arrivati al Sinodo pensando che si trattasse di riflettere sui cammini pastorali rivolti ai giovani, ma la prospettiva è cambiata quando i giovani presenti, con freschezza, apertura e coraggio, hanno condiviso con noi la loro vita concreta, le loro domande di senso e il forte desiderio di vivere la gioia del Vangelo nei contesti in cui si trovano a vivere. Ci hanno ricordato che sono anche essi parte integrante della Chiesa, che vogliono incontrare Gesù nella Chiesa ed essere co-costruttori di comunità ecclesiali più autentiche, coerenti, inclusive ed in uscita. Ci hanno chiesto di accompagnarli a realizzare la loro missione nel mondo nei contesti più svariati e di camminare insieme verso la santità. Sono proprio loro che ci hanno ricordato che non sono destinatari della pastorale giovanile, ma sono chiamati ad essere protagonisti ed agenti di evangelizzazione nel mondo odierno. È proprio questa esperienza di grazia, di aver camminato insieme con i giovani presenti che ha risvegliato il desiderio di vivere la sinodalità anche nelle comunità ecclesiali particolari. Con i giovani abbiamo toccato con mano che la loro vita e la loro fede sono un appello alla conversione spirituale, pastorale e missionaria che può avvenire facendoci aiutare da loro.

Per quanto riguarda gli aspetti emersi dai lavori sinodali, nella prima parte il Sinodo ha accolto e riconosciuto la ricchezza delle diversità della vasta realtà giovanile a seconda dei contesti socio-culturali e, allo stesso tempo, ha rilevato tre snodi cruciali che sono: la novità dell’ambiente digitale, il fenomeno della migrazione e la necessità di reagire a tutte le forme di abuso nella Chiesa. Da questi snodi cruciali si sono delineati alcuni ambiti in cui è urgente uno slancio missionario: la missione nell’ambiente digitale, la missione tra migranti, le donne nella Chiesa sinodale, l’accompagnare i giovani ad assumere la realtà della corporeità, della sessualità e dell’affettività, il vivere gli aspetti economici nella trasparenza, l’accompagnare i giovani all’impegno sociale e politico come anche nella cura della nostra casa comune, il coinvolgimento dei giovani nel rinnovato impegno di dialogo ecumenico, interreligioso e interculturale.

Nella seconda parte si è riflettuto su come la Chiesa può essere in modo che ogni giovane possa scoprire il sogno di Dio per lui/lei e realizzare la sua missione nel mondo. Il Sinodo si è proposto di coltivare l’arte dell’accompagnamento all’interno delle nostre comunità ecclesiali facendole diventare ambienti dove si incontra Gesù, dove si può davvero discernere la volontà di Dio e vivere fedelmente la missione personale e comunitaria.

Nella terza parte abbiamo preso più consapevolezza che la partecipazione corresponsabile dei giovani alla vita e alla missione ecclesiale è un’esigenza della vita battesimale. Lo Spirito ci ha ricordato che tutti i giovani, nessuno escluso, sono nel cuore di Dio e quindi anche nel cuore della Chiesa. Ciò implica il cambiamento di prospettiva da una pastorale rivolta ai giovani, al vivere in comunione con i giovani crescendo insieme nella comprensione del Vangelo e nella ricerca delle forme più autentiche per viverlo e testimoniarlo. Questo avverrà adottando la sinodalità come stile per la missione.

Per vivere la sinodalità missionaria siamo chiamati ad assumere un volto relazionale che pone al centro l’accoglienza e l’ascolto, il dialogo e il discernimento comune dove chi vi partecipa viene arricchito. L’impegno è quello di costruire insieme una comunità ecclesiale aperta, gioiosa, coerente, autentica e missionaria dove ci si sente accolti e amati, ci si sente se stessi, coinvolti e corresponsabili.