Giornate Famiglia Salesiana 2018

“L’arte di ascoltare e di accompagnare”

 Accompagnati per accompagnare
Esperienze di dinamiche pasquali

Ciao a tutti! Noi siamo Titta e Sebastiano del Movimento Spirituale Laicale della Famiglia Salesiana, i Testimoni del Risorto. Siamo davvero onorati di essere qui!

Vi riporteremo delle esperienze che abbiamo fatto in questi anni da accompagnatori e da accompagnati. Ci piace molto l’idea di far nascere un dialogo e un confronto sul tema dell’ascolto e dell’accoglienza che certo presenta molte sfumature.

Prima di addentrarci nel merito, ci presentiamo. Siamo sposati dall’8 dicembre del 2012 e da settembre 2016 abbiamo avuto la gioia di essere genitori del piccolo Matteo. Da circa 11 anni facciamo parte del Movimento dei Testimoni del Risorto: io, Titta, sono Coordinatrice Nazionale del Settore Giovane TR ed io, Sebastiano, sono animatore. Insieme facciamo parte del cenacolo TR Castellammare2.

La fortuna più grande è stata quella di aver vissuto le tappe più importanti della nostra vita insieme, essere maturati insieme, aver ricevuto una vocazione da portare avanti, sempre insieme. Da fidanzati, da marito e moglie, da genitori. L’incontro con il Signore ci ha cambiato prospettiva. Abbiamo avuto la fortuna di sentirci accolti, ascoltati. Abbiamo avuto la fortuna di fare le scelte fondamentali della nostra vita sempre insieme al Signore. Forse il giorno in cui abbiamo scelto di farci accompagnare dalla nostra guida spirituale non avevamo compreso fino in fondo l’importanza di quello che stavamo scegliendo e quanto tutto questo avrebbe allargato i nostri orizzonti.

Io, Sebastiano, sono attore e regista teatrale e mi occupo di pedagogia teatrale attraverso corsi di teatro.  Il mio discernimento vocazionale familiare, teatrale e pedagogico si intreccia con quello di Titta. Da quando nella nostra vita c’è Matteo, il Signore ci sta chiedendo di riaprire un altro capitolo di forte cambiamento. Modificare i nostri tempi, i nostri spazi, saper dar voce alla vocazione lavorativa in un’altra veste. Ed ecco che io, Titta, ingegnere civile di professione, dopo aver lavorato per tre anni in uno studio e dopo essere stata mamma a tempo pieno per un anno, ora vedo aprirsi davanti a me nuove prospettive lavorative tutte da sperimentare.

Ma come ci siamo sentiti accompagnati in tutti questi passaggi di vita?

Nella nostra esperienza, essere accompagnati non ha mai voluto dire ricevere consigli, soluzioni o direttive o ancora essere sostituiti nelle scelte che abbiamo dovuto prendere, ma ci ha insegnato a prenderci cura di noi, ad osservare la presenza del Signore nelle nostre giornate, a prendere nota di ciò che ci chiede, a cercare di imparare qual è la Sua prospettiva, a tener presente il nostro progetto personale e di coppia, a fare verifiche di vita.

Ci ha fatto capire che il Signore ci chiama sempre a condividere, discernere e camminare insieme.

La ricchezza di quanto abbiamo vissuto e viviamo ci spinge ad essere accompagnatori di altri giovani. Siamo sicuri che senza vivere per primi l’esperienza di essere ascoltati e accompagnati, non potremmo accompagnare.

E allora… da dove iniziamo?

Prima di tutto, sentirsi a casa!

Col nostro accompagnatore ci siamo sempre sentiti liberi di essere noi stessi, anche quando eravamo in disaccordo, anche quando eravamo in errore. Abbiamo sempre sentito che prima di ogni pensiero, parola o azione c’è il volersi bene per ciò che si è.

Cerchiamo sempre di fare lo stesso con i ragazzi.

I ragazzi ci stupiscono di come riescono a mettersi davvero in gioco quando si “sentono a casa”. A casa sappiamo di poter parlare con sincerità, di poter mostrarci vulnerabili, di poter esporre i nostri sentimenti, le nostre ambizioni, i nostri desideri, anche quelli più nascosti. Sappiamo che a casa c’è chi ci vuole bene così come siamo, c’è chi va oltre alle parole dette, che prima di tutto vuole e cerca insieme a noi la nostra felicità.

Con libertà parliamo di definizione lavorativa, affettiva, sessuale, della dimensione spirituale… Il rapporto di fiducia che si instaura si basa sulla completa sincerità da entrambe le parti.

Stiamo imparando a non mettere l’attenzione su noi stessi (dovendo dimostrare a noi stessi di essere buoni accompagnatori) ma sulla persona che abbiamo davanti.

Per un ragazzo, sentirsi a casa vuol dire sentire di essere ascoltato nella totalità e integrità della sua persona.

Educare alla cultura vocazionale

Abbiamo visto crescere molti giovani, visto prendere decisioni importanti, sbagliare e rialzarsi. Abbiamo conosciuto chi si è affacciato al movimento e poi ha lasciato perdere, chi una volta arrivato non se n’è andato più e chi invece, una volta andato via è voluto ritornare.

Siamo a contatto soprattutto con giovani che si stanno affacciando al mondo universitario e lavorativo. Questo ci porta a confrontarci con chi si trova davanti a scelte fondamentali della propria vita. La parola vocazione non deve far paura. Notiamo che c’è una certa “ansia da vocazione” (“E se la strada che sto prendendo non è quella giusta?”)

La vocazione per noi è un cammino continuo, un lasciarsi chiamare e trasformare dal Signore. E’ mettere radici e allo stesso tempo essere pronti al cambiamento, mai arrivati.

Uno dei punti fondamentali del nostro accompagnamento è questo: educare alla cultura vocazionale. Capire la direzione, il come vivere la propria vita, dove impiegare le proprie energie.

E’ sempre bello vedere i nostri ragazzi camminare nei loro percorsi (dubbi, crisi, scoperte, ribaltamenti,…).

Uno degli strumenti che verifichiamo essere davvero molto utile per noi e per i ragazzi è scrivere il proprio progetto personale: ogni anno, in preghiera, prendiamo nota di obiettivi concreti riguardanti ogni dimensione della nostra vita, da quella spirituale a quella affettiva, da quella lavorativa a quella comunitaria, etc…
E’ il nostro momento attuale visto con gli occhi del Signore, che ci mostra il cammino da intraprendere. E’ un’ottima arma per prendere in mano la propria vita, per avere uno sguardo positivo e propositivo. E’ impegnarsi con il Signore e con sè stessi a non lasciare scivolare via i giorni e quello che ci accade. E’ impegnarsi a voler essere davvero felici!

Crescita, confronto, condivisione: cammino in comunità

Come vincere le nostre paure? Come liberarci da ciò che non ci aiuta a camminare? Come immaginarci in questo mondo lavorativo? Come capire se stiamo portando avanti rapporti affettivi sinceri e duraturi?

Queste alcune delle domande che ci vengono fatte. Sono domande sempre aperte che possono trovare risposta solo nel dialogo intimo con il Signore, confrontato poi con i fratelli di cammino.

Il percorso di accompagnamento si fonda, infatti, sul confronto fraterno e sincero con gli altri giovani del gruppo-comunità, su un cammino sistematico di fede e di amicizia. Siamo sicuri che confrontarsi in libertà crea dinamiche positive che possono confermare o stravolgere delle certezze che siamo portati a costruirci nella nostra mente.

Iniziare un cammino personale non significa guardare solo a sè stessi, alla propria realizzazione, ma significa crescere nella consapevolezza che la nostra maturazione umana e spirituale è un dono anche per gli altri che ci sono vicini.

Ovviamente, anche in questo caso, l’esperienza comunitaria dobbiamo viverla prima di tutto noi accompagnatori nei nostri cenacoli/comunità. Altrimenti cosa stiamo proponendo?

Maturi nel discernere

Abbiamo fatto esperienza di guide che hanno suscitato interesse in tantissimi ragazzi, hanno creato bellissimi progetti. Ma che, una volta andati via, hanno lasciato ragazzi disorientati. Ragazzi che probabilmente avevano imparato ad amare la guida e non la comunità, l’impegno, il Signore.

Stiamo sempre attenti a non creare dipendenza, perché è molto facile farlo!

Siamo stati felicissimi di leggere in un progetto comunitario di uno dei gruppi che seguiamo, “cercare autonomia da Titta e Sebastiano”. Questa è la vittoria più grande, perché vediamo concretamente che i ragazzi restano legati alla comunità, all’impegno, al Signore. L’affetto, la stima nei nostri confronti è molta, ma loro camminano con le proprie gambe e anche molto bene!

Quello che tiene sempre accesa in noi la voglia e la gioia di accompagnare è il vedere i ragazzi crescere e maturare nel dialogo, nella preghiera e nel discernimento con il Signore. I frutti, che abbiamo la grazia di vedere, sono davvero tanti e non poche volte ci sorprendono, vanno oltre la nostra immaginazione. Ci insegnano tanto e ci fanno venir voglia di crescere e migliorare sempre.

Dinamica pasquale

La bellezza del Vangelo, secondo noi, sta nel ribaltare sempre la nostra prospettiva, nell’aprirci a nuove dinamiche, nello stravolgere il nostro pensare umano.

Gesù non risponde mai in modo netto a delle domande. Ci dà, invece, lo spunto per poter leggere nel nostro cuore la risposta, ci mette in moto. Cosa c’è di più bello?

Anche a noi a volte ci viene voglia di “estorcere” dal nostro accompagnatore ricette e soluzioni.

Ma stiamo imparando a capire che non è chiamato a fare questo.

Proviamo nel nostro piccolo a scardinare la convinzione che il punto centrale sia la risposta, il risultato, il successo. Chiediamo a noi stessi e ai ragazzi di imparare a riconoscere quanto sia prezioso ogni singolo piccolo passo. Gesù ci insegna a mettere davanti ad ogni cosa la persona in quanto tale. La persona e il suo percorso, non l’obiettivo, raggiunto o meno, ma il come si sta procedendo per realizzarlo.

E’ proprio lui che ci dà l’esempio del “come”. Vivere la vita da uomini e donne pasquali che si rimboccano le maniche ogni giorno, nel quotidiano, tra i fratelli, nel lavoro, in famiglia per superare ogni forma di “morte” e alimentare ogni forma di “vita”.

Questa è la prospettiva che cerchiamo di portare avanti con i nostri ragazzi. Un dinamismo che ci implica ogni giorno, che coinvolge tutto il nostro essere. Siamo chiamati a fare e a far fare Pasqua ogni giorno!

E’ una fortuna potersi dedicare al’accompagnamento e alla crescita dei ragazzi. Tutto quello che noi abbiamo ricevuto e che abbiamo compreso in questi anni ci aiuta a capire fino in fondo le sensazioni, i contrasti, i dubbi, le incertezze che nascono quando si sa di essere davanti ad un passaggio fondamentale della nostra vita. Molto spesso ci capita di rivederci in alcune vicende che ci raccontano o di ritrovarci in alcuni discorsi. Noi siamo stati fortunati perché ci è stato fatto capire che il Signore, prima di tutto, ci vuole felici. Questo non è scontato, è il punto di partenza.

Preghiamo il Signore di non farci mai sentire arrivati, ma sempre in cammino. Di ricordarci che la cosa più importante che possiamo donare ai ragazzi è la nostra crescita con Lui.

Il nostro auspicio più grande è vedere giovani laici impegnati, non “bravi ragazzi” ma testimoni autentici di una vita cristiana vissuta in pienezza, che sappiano ascoltare e ascoltarsi. Giovani accompagnatori di altri giovani.

 

Titta e Sebastiano
Movimento Testimoni del Risorto