Quando si pensa a Don Bosco è facile associarne subito la figura a quella di Maria Ausiliatrice, ma in realtà vi fu un altro grande amore nella vita del santo salesiano: il Sacro Cuore di Gesù. La radice di questa devozione particolarmente sentita e coltivata all’interno della congregazione salesiana, è la medesima da cui si trae quella alla Beata Vergine Maria: San Francesco di Sales, che da don Bosco fu scelto come patrono della Pia Società Salesiana.

Ecco cosa scriveva il Beato Michele Rua -primo successore di Don Bosco- nella sua “Istruzione sulla devozione al Sacro Cuore di Gesù”: “Che diremo del nostro S. Francesco di Sales? Margherita Maria Alacoque diceva di lui: «Mentre il beato Francesco viveva su questa terra faceva suo soggiorno nel Cuore di Gesù, dove il suo riposo non poteva essere interrotto dalle maggiori occupazioni. Come Mosè, per i suoi familiari colloqui col Signore, diventò il più dolce degli uomini, così la familiarità del divino Amore sollevò S. Francesco di Sales alla pratica delle due virtù proprie del S. Cuore di Gesù: la dolcezza e l’umiltà». Egli si può chiamare a giusto titolo il Dottore della devozione del Sacro Cuore di Gesù. Egli esclama: «Quanto è buono il Signore, quanto è amabile il Suo Cuore! Abitiamo quivi come in un sacro asilo. Deh! Questo Cuore viva sempre nei nostri cuori e questo Sangue ribolla del continuo nelle vene delle anime nostre». (lettera 640). «Io avrò ogni giorno determinato un certo tempo, per il sonno dell’anima mia…sull’amabile petto, ossia sul Cuore amoroso del Salvatore» (Trattenimenti spirituali). «Dio mio, quanto sarei felice se un giorno dopo la Santa Comunione, trovassi il mio cuore fuori del petto e messo in suo luogo quello del mio buon Gesù!». «Chiudete il vostro cuore nel fianco squarciato del Salvatore, ed unitelo a questo re dei cuori, che siede come in un trono regale per ricevere l’omaggio e l’obbedienza di tutti gli altri cuori; di quella ferita non è chiuso mai l’accesso, affinché ognuno vi si possa accostare ed avere udienza». Egli fu il primo a proporre, non oscuramente, al mondo, come oggetto di particolarissimo culto, codesto Cuore adorabile, e si compiaceva d’attirargli l’amore di tutti i cuori”.

Nel volume “DON BOSCO E LA DEVOZIONE AL S. CUORE” di Arnaldo Pedrini (pubblicato in occasione del I° centenario della consacrazione della Basilica del S. Cuore al Castro Pretorio in Roma- 1987), si legge: “Comunque la devozione al Cuore SS. di Gesù non troverà di meglio che situarsi un domani in quella caratteristica pietà che circondava l’altare e il Divin Sacramento. Sarà questa la pratica che, nell’ambiente familiare, apprenderà da Mamma Margherita in una forma di catechismo spicciolo, mediante pie elevazioni la sera prima del riposo, la partecipazione ai sacramenti (confessione e comunione), la domenica. L’Eucaristia riesce la miglior maniera di praticare la devozione al S. Cuore, poiché ogni Messa e ogni Comunione sono frutto di quell’amore che palpita nel Cuore divino, ed è corrispondenza a tanto amore…. S. Giovanni Bosco era solito asserire che la frequente confessione, la frequente Comunione, la Messa quotidiana sono le colonne che devono reggere un edificio educativo, da cui si vuole tener lontana la minaccia e la sferza”