Giornate di spiritualità Famiglia Salesiana Conclusione – Rettor Maggiore

IL FUTURO DEL CARISMA NELLA NOSTRA FAMIGLIA SALESIANA.

Sfide presenti e future

Oltre a quello che ho potuto comunicare nella Buona Notte del primo giorno e nell’omelia conclusiva di oggi mattina, vorrei presentarvi, e tramite voi ai diversi gruppi della nostra Famiglia, ciò che in questo momento e in prospettiva dei prossimi anni considero siano le grandi sfide o pure i pilastri che ci daranno la certezza della fedeltà che io attende di Dio per il bene della missione a noi affidata.
Lo svolgo in 6 domande che mi sembrano essenziali .

1. IL NOSTRO DNA deve rimanere QUELLO DI DON BOSCO CENTRATO IN GESÙ

Credo veramente fratelli e sorelle che il futuro del Carisma di Don Bosco passa, in primo luogo, giustamente per l’unico modo possibile, la nostra fedeltà a Don Bosco e al carisma che ha incarnato, perché la fedeltà a Don Bosco è e sarà fedeltà allo Spirito Santo che lo ha suscitato per il bene dell’umanità e della Chiesa. E perché questa fedeltà allo Spirito ci porta al’unico importante: la centralità di Gesù nella nostra vita personale e come Famiglia Salesiana.
Tutti noi, tutta la nostra Famiglia Salesiana, questo grande albero che ha l’unico tronco comune nel quale la linfa del carisma di Don Bosco scorre, come si afferma nelle nostre Costituzioni, Progetto di Vita, Direttori … (come chiamiamo i nostri documenti), che Don Bosco è il nostro Padre, il Padre della Famiglia Salesiana e un dono, da parte nostra, a tutta la Chiesa e al mondo.
È per questo che la fedeltà a Don Bosco, è dire la sua lettura della vita, della missione, dell’evangelizzazione e della salvezza dei giovani che è garanzia di futuro del carisma salesiano.

Necessitiamo per questo motivo, di continuare a seguire Don Bosco conoscendolo sempre più, per Amarlo sempre più (perché ciò che non si conosce non si ama), per poterlo imitare meglio in ciò che è essenziale e con tutta la novità e la profezia che dobbiamo avere in questi tempi moderni di ogni momento storico, di ogni epoca.

Don Bosco è il nostro grande patrimonio, di tutti e di ciascuno dei membri della nostra Famiglia Salesiana (perché è patrimonio della Chiesa). E l’identità di tutta la nostra famiglia e di ciascuno dei suoi gruppi (e dei singoli membri) diventa più forte quanto più forte è il riconoscimento della PATERNITÀ di Don Bosco in tutti. Non abbiamo bisogno come gli adolescenti nella loro evoluzione personale di separarci, prendendo le distanze dai genitori per rafforzare la propria identità. La nostra identità è più grande, più chiara e più solida quanto più è chiara e manifesta la paternità spirituale di Don Bosco per tutti, per ciascuno e ciascuna.

E questo non ha nulla a che fare con il pericolo di autoreferenzialità di cui parla il Papa Francesco in EG28. Noi non siamo né saremo un ‘gruppo di eletti che guardano se stessi’, ma una Famiglia Religiosa che vuole vivere una forte sequela di Gesù (Discepolato), con un profondo senso di appartenenza e di comunione alla Chiesa universale e alle Chiese locali, sempre con una chiara identità carismatica, con la specificità del proprio carisma (come Dono dello Spirito Santo alla Chiesa).

2. La predilezione carismatica per i giovani, specialmente i più poveri

Questa è la nostra seconda grande sicurezza nel futuro del carisma salesiano. I giovani, specialmente i più poveri, abbandonati ed esclusi.
La Missione Salesiana, in tutta la nostra Famiglia Salesiana, ha in un modo o nell’altro, in tutti i suoi rami la caratteristica di questa opzione preferenziale. Essi sono

i destinatari della Missione. Ciò che conviene sottolineare, per essere fedeli al Carisma di Don Bosco, è che sono i destinatari che determinano il tipo di attività e di opere per mezzo delle quali si rende concreta ed efficace la nostra Missione (cfr. Csdb 1,2,14,21; Cfma 1,6,65; PVA 2,2b; ADMA,2; VDB 6; DS 17,c,d; CihscJM,23;).

La nostra fedeltà a Dio e ai giovani ci chiede di essere attenti alle necessità dell’ambiente e della Chiesa, sensibili ai segni dei tempi. E l’educazione e l’evangelizzazione di molti giovani, soprattutto fra i più poveri, ci muovono a raggiungerli nel loro ambiente e a incoraggiarli nel loro stile di vita servendoli nel modo migliore per il loro bene. Questa apertura ha dato origine, nella Congregazione, nell’Istituto delle FMA e negli altri gruppi, ad una infinità di attività e di opere straordinariamente varie ed ammirevoli. Siamo sicuri che per mezzo loro, i giovani e fra di loro i più poveri, Dio ci parla e ci attende in essi.

Come indicavo nel Discorso di Chiusura del CG27, “oso chiedere che con il ‘coraggio, maturità e molta preghiera’ che ci mandano ai giovani più esclusi, vediamo in ogni Ispettoria di rivedere dove dobbiamo rimanere, dove dobbiamo andare e da dove possiamo andarcene… Col loro clamore e il loro grido di dolore i giovani più bisognosi ci interpellano” (Discorso programmatico finale 3.5). In questo senso credo, sorelle e fratelli che il Signore ci invita tutti nella nostra famiglia salesiana a essere valenti, a non sentirci soddisfatti credendo che la missione presente sia quella di custodire quello che gli altri hanno costruito nel passato. La nostra fedeltà al Signore ed ai giovani oggi ci chiede audacia, lì dove è necessaria.

3. Per la fedeltà al carisma: SEMPRE EVANGELIZZATORI DEI GIOVANI, E DELLE GIOVANI.

La predilezione per i giovani più poveri espressa precedentemente è totalmente insufficiente nella totalità del nostro carisma salesiano e nella nostra Famiglia se non diventa efficace mediante una educazione integrale che comprende, come elemento indispensabile, l’evangelizzazione: “Educhiamo ed evangelizziamo secondo un progetto di promozione integrale dell’uomo, orientato a Cristo, uomo perfetto (cfr GS 41)”. “Come Don Bosco, siamo chiamati, tutti e in ogni occasione, a essere educatori alla fede” (Csdb 6,7,20 34; Cfma 5,26,66,75…; PVA 9.1;9.3; ADMA 2; VDB 6; DS 16; CihscJM 5).

Di fatto, a modo di illuminazione sulla preoccupazione che la dimensione evangelizzatrice ha nella nostra Famiglia e nella maggior parte dei suoi membri, posso offrire come mostra la preoccupazione della Congregazione Salesiana dedicando già nel CGXXIII dell’anno 1990 alla Educazione dei giovani alla Fede, o all’impegno delle nostre sorelle FMA anche nel loro ultimo CGXXIII per “Essere oggi con i giovani casa che evangelizza”, dall’ottica del discepolato che narra l’esperienza di Fede, ascoltando ciò che Dio dice oggi, aperti ai cambi necessari per rimettersi in cammino (con i giovani), fino al coraggio di osare insieme gesti profetici

4. La condivisione dello spirito e della missione di Don Bosco nella Famiglia Salesiana e con i Laici

Sappiamo che uno degli elementi fondamentali del Concilio Vaticano II fu, e continua ad essere, il modello teologico della Chiesa come ‘Popolo di Dio’, valorizzando così la consacrazione battesimale, propria di ogni cristiano. Questo diventa realtà, nella nostra Famiglia, per mezzo della ‘comunione e condivisione nello spirito e nella missione di Don Bosco’.

Questo spirito del Concilio noi lo viviamo in questa realtà che è la nostra Famiglia religiosa espressa come famiglia di cui all’articolo 1 della Carta della Famiglia Salesiana, “Con umile e gioiosa gratitudine riconosciamo che Don Bosco, per iniziativa di Dio e la materna mediazione di Maria, diede inizio nella Chiesa ad un’originale esperienza di vita evangelica.
Lo Spirito plasmò in lui un cuore abitato da un grande amore per Dio e per i fratelli, in particolare i piccoli e i poveri, e lo rese in tal modo Padre e Maestro di una moltitudine di giovani, nonché Fondatore di una vasta Famiglia spirituale ed apostolica”.
In questo senso penso che ciò che ci si aspetta da noi in questo momento e nei prossimi anni è la crescita come una famiglia in un vero senso di comunione, di comprensione, di conoscenza e anche di ricerca del bene dei giovani e dell’evangelizzazione. È andare oltre, con più forza, di quella che già abbiamo, che è di per sé preziosa, ma che a volte può stagnarsi in un tratto rispettoso, con non poca ignoranza degli altri membri della nostra famiglia.
Inoltre, dal momento che il Papa chiede a tutta la Chiesa, di essere Chiesa in uscita, questa sfida è per noi come famiglia. Siamo una grande forza religiosa nella Chiesa, e con semplicità ed umiltà, dobbiamo ricordarci che siamo veramente lievito nella pasta, dobbiamo dirci che accettiamo la sfida, come ho detto sopra, “Risvegliare il Mondo” (sfida che il Papa ha lanciata ai religiosi e religiose).
A questa realtà di famiglia aggiungo l’urgenza della missione condivisa con i laici. Naturalmente questo appello è inevitabile per noi (consacrati e consacrati e nella nostra famiglia). Come ho detto ai miei fratelli SDB alla fine del CG27 “la missione condivisa con i laici non è più opzionale -caso mai qualcuno lo pensasse ancora- ed è così perché la missione salesiana nel mondo attuale ce lo richiede insistentemente…., la riflessione su questa missione, il processo di conversione da parte nostra è irrinunciabile” (Discorso di chiusura del R.M.,3.7).

4. La dimensione missionaria della nostra Famiglia come garanzia di Fedeltà e Autenticità al carisma di Don Bosco

La dimensione missionaria è stata da sempre una priorità fin dall’inizio della Congregazione Salesiana e dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Pur con la scarsità di personale e tra le difficoltà degli inizi, Don Bosco volle inviare i salesiani e le fma più idonei ‘all’altra estremità’ del mondo, in Patagonia.

Il Concilio Vaticano II, rinnovando l’impegno missionario della Chiesa, ne sottolineò, in primo luogo, il profondo significato teologico: “Inviata per mandato divino alle genti per essere ‘sacramento universale di salvezza’, la Chiesa, rispondendo a un tempo alle esigenze più profonde della sua cattolicità ed all’ordine specifico del suo fondatore, si sforza di portare l’annuncio del Vangelo a tutti gli uomini” (AG 1).

Lo sviluppo del grande albero della nostra Famiglia ha fatto sì che alcuni dei suoi rami più giovani hanno anche un forte carattere missionario ad gentes, in piena sintonia con il cuore di Don Bosco.

Sempre progetti, allo stesso tempo distinti eppure identici in fondo, perché nascono

dalla medesima identità carismatica: un bell’esempio nella nostra famiglia di fedeltà creativa a Don Bosco e al suo Carisma, ma la sfída per il futuro ci incalza.

5. Non il potere e la forza, ma il servizio umile

Concludo esprimendo alla nostra famiglia Salesiana quello che, in questo momento qualifico come un’intuizione che risuona nel mio cuore, che va maturando ed entrando in dialogo con i dati, le realtà viste e conosciute, le informazioni …
Ciò che chiamo intuizione, che in me è CONVINZIONE FORTE è questo: La nostra fedeltà a Don Bosco come Famiglia Salesiana in questo secolo XXI e negli anni successivi al suo Bicentenario, chiede a noi un servizio alla Chiesa, al popolo di Dio, ai giovani, specialmente i più poveri, e alle famiglie che si distingua e si caratterizza per il servizio nella semplicità, nella familiarità, nell’umiltà, di essere e di vivere per gli altri, dare e darsi ai giovani dalla realtà delle nostre presenze perché abbiamo accettato che questo è il nostro modo di vivere.
La nostra fedeltà è a rischio grave quando si vive nel potere e nella forza, dal momento che si ha e perché si dà o si prende, offre o nega … E se questo potere e della forza è legata al denaro, allora il rischio si fa maggiore. Attenzione sorelle e fratelli, religiosi, religiose e laici della nostra Famiglia Salesiana, a questa tentazione reale e molto pericolosa.
La nostra forza è di vivere una vera vita di comunione e di fraternità che sia più evangelica in modo da essere più interpellante, attraente di per sé, e la nostra comunione nel servizio, all’interno di ciascuna delle nostre istituzioni o gruppi, e nella nostra stessa Famiglia parlerà da sé stessa.
Volendo terminare con l’appello del Papa, credo che la sua chiamata alla conversione all’umiltà di essere una chiesa (e Famiglia Salesiana dico io) che accoglie sempre, che testimonia la misericordia e la tenerezza del Signore, che porta le la consolazione di Dio alle donne ed agli uomini, non ci lasci indifferenti, così come la chiamata ad essere Chiesa povera e dei poveri. E il suo invito a vivere nella gioia, con profonda gioia fino ad essere in grado di svegliare il mondo è una sfida meravigliosa che ci anima e ci lancia in avanti nella missione affidata.
E nelle parole scritte come titolo alla lettera d’indizione del bicentenario della nascita di Don Bosco, questa fedeltà carismatica è garantita se mettiamo le nostre energie e la nostra vita nell’ “Appartenere di più a Dio, di più ai fratelli e alle sorelle, di più ai giovani”.