Quando i sogni mettono le ali

Il 20 maggio le oltre 1300 Volontarie di Don Bosco (VDB) in tutto il mondo ricordano il 100o anniversario della loro fondazione da parte del beato don Filippo Rinaldi. «Definisco la vita di una VDB e soprattutto la sua secolarità consacrata salesiana come un’avventura quotidiana con Dio».

Fare memoria è e deve essere, sì un ricordare ciò che è stato, ma, ricchi dell’esperienza fatta, soprattutto un proiettarsi al futuro, un voler costruire con rinnovato entusiasmo. È ciò che il prossimo 20 maggio si preparano a fare le oltre 1300 Volontarie di Don Bosco (VDB) in tutto il mondo, ricordando il 100° anniversario della loro fondazione da parte del beato don Filippo Rinaldi. Incontro alcune di loro nel cortile di Valdocco a Torino, sotto la statua di don Bosco, con la curiosità di chi vuol scoprire un pianeta sconosciuto. Vengono da varie parti del mondo e sono lì per ripercorrere le orme di don Bosco e don Rinaldi in questo anno centenario del loro Istituto Secolare. Una domanda, innanzitutto, per conoscerci meglio: «Perché nessuno di voi si presenta come Volontaria di Don Bosco? La vostra scelta è avvolta da un segreto?… Perché?» È Giulia S., 27 anni, impiegata, che sfoderando un bel sorriso, prende per prima la parola. «Nessun segreto. Noi teniamo soltanto un responsabile riserbo sulla nostra scelta vocazionale perché vogliamo vivere tra le persone senza nulla che possa distinguerci, separarci o farci apparire come lontane dalla loro vita. È vero che nel nostro ambiente non diciamo della nostra scelta di speciale consacrazione, ma lo facciamo per poter operare meglio e più liberamente. Vede, noi siamo inserite nei più svariati ambienti, alcuni anche refrattari ai valori cristiani; non è importante presentarci come persone che hanno fatto i voti e appartengono ad un Istituto Secolare: non ci capirebbero o forse ci rifiuterebbero senza nemmeno provare a capire. Per noi è importante “esserci” e vivere determinati valori per permettere a Cristo di trasformare ogni ambiente. Noi siamo delle laiche che non nascondono la loro scelta cristiana, pur non ostentandola, e che vogliono incontrare ogni persona nella normalità della vita di ogni giorno». Una vita donata a tutti «Volete raccontarmi qualcosa in più del vostro Istituto? Avete detto che fate i voti, ma come li vivete?» «Non viviamo sotto lo stesso tetto perché non abbiamo vita di comunità – interviene Carla F., 42 anni, insegnante – ma siamo collegate tra noi: ci incontriamo per i momenti di formazione e di fraternità, ci confrontiamo nei gruppi e con le nostre responsabili, viviamo in comunione e ci sosteniamo l’una con l’altra per vivere fedelmente la nostra vocazione. I voti? Le spiego: noi siamo laiche e attraverso la professione dei voti di castità, povertà e obbedienza vissuti nel quotidiano, vogliamo testimoniare al mondo che è possibile donare la vita pienamente, che è bello scegliere di amare in modo libero e liberante». «Sì – interrompe Laurinda C., 51 anni, infermiera – per noi vivere la castità consacrata è amare tutti con cuore libero, offrendo tenerezza e disponibilità, soprattutto agli ultimi; vivere la povertà è amministrare i nostri beni secondo i valori evangelici; parlo del denaro che guadagniamo con il nostro lavoro, ma anche delle qualità, delle capacità, del nostro tempo, sapendo mettere in comune, sapendo condividere con solidarietà, assumendo uno stile di sobrietà in alternativa ad una mentalità di consumismo. E viviamo l’obbedienza innanzitutto a Dio, che ci chiede di “rispondere” al mondo che ci interpella; alle Costituzioni, che ci indicano il cammino; ai segni dei tempi, alle istanze e ai bisogni che emergono nel nostro ambiente. E in spirito di obbedienza viviamo i nostri rapporti di lavoro, i nostri doveri di cittadine, di contribuenti». Salesiane in ogni momento della vita Tania A., 62 anni, pensionata, che fino a questo momento era rimasta ad ascoltare, interviene: «Vorrei sottolineare un aspetto non secondario nella nostra scelta: l’Istituto VDB ha una spiritualità propria, quella salesiana. Noi siamo state fondate da don Filippo Rinaldi, terzo successore di don Bosco, e la nostra spiritualità ci porta ad avere una predilezione per i giovani, soprattutto quelli più bisognosi; viviamo la spiritualità dell’incarnazione, che ci permette di camminare insieme a loro con cuore di educatrici; una spiritualità che ci fa guardare ogni cosa con ottimismo, che ci fa vivere con gioia, con familiarità, con concretezza, con dinamismo; che ci fa pregare con i piedi ben piantati nella storia e ci fa scoprire Dio nel volto di ogni uomo». «Un momento – la fermo. – Così siete tutte impegnate con i giovani?» «Sì tutte, naturalmente. – riprende Tania A. – Abbiamo età diverse e anche se non tutte animiamo gruppi di giovani, ma solo chi ne ha la possibilità, tutte guardiamo a loro e ci impegniamo per loro: c’è chi si occupa dei giovani direttamente e chi indirettamente, formando gli educatori, per esempio, i genitori, i catechisti. E c’è chi è attivamente impegnata nella preghiera per loro. Ma voglio dire anche: noi siamo salesiane in ogni momento della nostra vita, nel nostro modo di relazionarci, di essere, insomma, e non solo per le attività che svolgiamo». Le guardo negli occhi e mi colpisce la loro carica di entusiasmo, anche se nel volto di qualcuna sono evidenti delle rughe. «A sentirvi tutto sembra facile e bello, ma non incontrate mai delle difficoltà?» «Forse le sembrerà scontato quello che le dico, – interviene Maria del Carmen S., 37 anni, assistente sociale – ma quando si fa una scelta d’amore, tutto è bello. Certo ci sono anche le difficoltà, i momenti di buio, ma in quale vocazione si è esenti dalle difficoltà? Il nostro, come quello di ognuno, è un sì che si ripete ogni giorno, che matura man mano che si va avanti. Dipende da noi non fare “appassire” la nostra vita, rinnovarla ogni giorno, valorizzando ogni tappa della nostra esistenza, avendo il coraggio di sognare una società più giusta e più umana». Continuare a sognare «Sì, sognare un mondo migliore, un mondo con uguali possibilità per tutti, dove la persona venga rispettata non per quello che ha, ma perché è la più preziosa creazione di Dio» conclude Wilma M., contabile, 41 anni. «Il prossimo 20 maggio festeggerete i cento anni della vostra fondazione. Voi Volontarie siete presenti in vari Paesi del mondo ed avete la pelle non solo bianca, ma anche nera, gialla. Dove vi trovate esattamente e quante siete? E ancora un’ultima domanda: Che cosa vorreste dire alle giovani?» chiedo con un pizzico di curiosità. È Monique D., 29 anni, cassiera, a parlare. «Il nostro Istituto è presente in vari Continenti. Io, come vede, vengo dall’Africa, ma c’è chi arriva da vari Paesi dell’Asia, chi dall’America Latina. Siamo oltre 1300. Cento anni fa don Rinaldi ha proposto questo stile di vita consacrata, totalmente nuovo nella Chiesa di quel tempo, a tre oratoriane di Torino, dando forma a quel sogno di don Bosco d’inviare i suoi figli in tutti gli ambienti per annunciare Cristo, ed oggi siamo in tante a condividere quel sogno e a trasformarlo in realtà. Ai giovani vorrei comunicare la gioia della mia esperienza e dire: se vi mettete in ascolto e dentro di voi sentite il desiderio di impegnare la vostra vita nell’amore, non abbiate paura, sappiate farvi dono e troverete la gioia. Date ali ai vostri sogni!» Intanto Silvia, 45 anni, medico, imbraccia la sua chitarra e intona una canzone, mentre le altre si uniscono al coro: «Se si sogna da soli è soltanto un sogno, se si sogna insieme è una realtà che comincia! A noi piace sognare! Noi vogliamo sperare! Noi scegliamo di amare!». Le ascolto e mi rendo conto di quanto il loro messaggio sia urgente e attuale in una società che ha rinunziato ai sogni e si accontenta di piccoli orizzonti. Le vedo lì, ai piedi di don Bosco, il Grande Sognatore che ha saputo contagiare loro e tutta la grande famiglia carismatica salesiana con la sua voglia di trasformare i sogni in realtà. Sono certa che queste donne a cui piace sognare un mondo migliore, più umano, più solidale e fraterno, sapranno, ognuna nel proprio quotidiano, seguire le orme del Santo dei giovani. Olga Krizova, Responsabile Maggiore dell’Istituto Fonte: Bollettino Salesiano/Aprile