(Infoans) Callisto Caravario: una vita tutta nitida dall’alba al tramonto, tutta protesa verso l’ideale di un sacerdozio santo e coronata dal martirio all’età di ventisei anni e nove mesi. Callisto Caravario nacque a Cuorgné nel Canavese l’8 giugno 1903 da famiglia operaia, che si trasferì a Torino quando Callisto aveva appena cinque anni. Fin dalla più tenera età Callisto fu attratto dall’ideale del sacerdozio, che maturò poi nell’ambiente salesiano di Torino: l’oratorio San Giuseppe, la scuola elementare del collegio San Giovanni Evangelista e il ginnasio dell’oratorio di Valdocco. Il 19 settembre 1919 pronunciò i voti religiosi nella congregazione di don Bosco. Completò quindi gli studi classici nel Liceo Valsalice di Torino, dov’era custodita la tomba del fondatore (1919-23).

Nel 1922 conobbe monsignor Versiglia, di passaggio a Torino, al quale rivelò: “La seguirò in Cina”. Nell’ottobre 1924, infatti, all’età di 21 anni, il chierico Caravario partì come missionario per la Cina. Per tre anni fu a Shangai (1924-27) e per due nell’isola di Timor (1927-29) come assistente e catechista di ragazzi orfani o abbandonati. Nel frattempo studiava teologia. Nel quadriennio di studi teologici (1925-29) l’ideale del sacerdozio riempie tutta la sua anima. Le 82 lettere, scritte in questo periodo alla mamma, sono traboccanti di quest’anelito: essere sacerdote, sacerdote santo per condurre le anime a Dio; in esse si può ammirare tutto il suo amore per Dio, per il quale era pronto a qualsiasi cosa, anche al sacrificio supremo della vita: “Oramai il tuo Callisto non è più tuo, deve essere completamente del Signore, dedicato completamente al suo servizio! […] Sarà breve o lungo il mio sacerdozio? Non lo so, l’importante è che io faccia bene e che presentandomi al Signore io possa dire d’aver, col suo aiuto, fatto fruttare le grazie che Egli mi ha dato”. Nel periodo di Timor alla sete di santità si aggiunge il desiderio ardente di sacrificare la vita per la salvezza delle anime e il presentimento del martirio. Si presenterà al Signore con i suoi frutti già l’anno successivo, sacerdote di otto mesi.

Il 18 maggio 1929 Callisto fu consacrato sacerdote a Shiu-Chow (Canton) da monsignor Luigi Versiglia. Subito fu inviato nella sede missionaria di Lin-Chow, dove suscitò l’ammirazione dei confratelli salesiani e dei fedeli cristiani per le sue virtù sacerdotali e lo zelo apostolico. Dopo sette mesi di lavoro missionario a Lin-Chow (luglio 1929 – gennaio 1930), don Caravario scese a Shiu-Chow, centro del vicariato, per accompagnare monsignor Versiglia, che doveva recarsi in visita pastorale a Lin-Chow.

Il vescovo Luigi Versiglia e don Callisto Caravario partirono il 24 febbraio in treno insieme a due allievi del collegio Don Bosco, che tornavano a casa per le vacanze, due loro sorelle e una catechista insegnante. La situazione politico-sociale era turbolenta a causa di continue guerriglie che tormentavano i territori del Sud della Cina: da qualche tempo il vescovo attendeva tempi migliori per la visita pastorale ai cristiani di Lin-Chow, ma poi partì ugualmente perché “se aspettiamo che le vie siano sicure, non si parte più… No no, guai se la paura prende il sopravvento! Sarà quel che Dio vorrà!”. Il giorno 25 proseguono il viaggio in barca sul fiume Pak-kong. Poi una breve sosta a Ling Kong How. A mezzogiorno traghettano nuovamente il fiume, diretti a Li Thau Tzeui. Stanno recitando l’Angelus, quando improvvisamente dalla riva esplode un urlo selvaggio. Una decina di uomini, con i fucili puntati, intimano all’imbarcazione di approdare alla riva. Il barcaiolo è costretto a obbedire. “Sotto quale protezione viaggiate?”, gli chiedono; il barcaiolo: “Di nessuno, mai nessuno l’ha imposta ai missionari”.

Due uomini si avventano sull’imbarcazione e scoprono, sotto il tettuccio di riparo, le tre donne, che vogliono portare via, ma monsignor Luigi e don Callisto le difendono, facendo barriera. I criminali, urlando, brandiscono con violenza il calcio dei fucili sui loro corpi, che cadono a terra. Il vescovo ha la forza di esortare Maria Thong: “Aumenta la tua fede”, mentre don Callisto mormora: “Gesù… Maria!”. I missionari vengono legati e trascinati in un bosco. Un bandito afferma: “Bisogna distruggere la Chiesa Cattolica”. Monsignor Luigi e don Callisto comprendono che è giunto il tempo di testimoniare con la vita la fede in Cristo. Sono sereni. Si mettono a pregare ad alta voce, in ginocchio e guardando in alto. Cinque colpi di fucile interrompono la loro lode estatica. Le donne, in lacrime, dovettero seguire i loro aggressori, mentre i ragazzi furono obbligati ad andarsene senza voltarsi indietro. Le spoglie dei martiri furono raccolte e sepolte a Shiu-Chow, poi dissepolte e disperse.

Papa Paolo VI nel 1976 dichiarò Monsignor Versiglia e Don Caravario martiri; Giovanni Paolo II il 15 maggio 1983 li beatificò e il 1° ottobre 2000 li proclamò santi insieme ad altri 120 martiri cinesi.

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